Via dallo smog digitale

Piante, pietre, creme e buon senso Via dallo smog digitale! Le vacanze sono l’occasione di fuggire dallo smog  e dal solito tran tran...

Piante, pietre, creme e buon senso

Via dallo smog digitale!

Le vacanze sono l’occasione di fuggire dallo smog e dal solito tran tran. Forse è il caso di difendersi anche dall’inquinamento degli apparecchi elettronici che ci circondano.


 L’estate e le vacanze sono ormai vicine e la voglia di “staccare la spina” per alcuni significa anche uscire dallo “smog digitale” in cui siamo immersi ogni giorno. Il fatto di essere spesso iperconnessi ci espone ai nocivi campi elettromagnetici. Alcuni rimedi naturali e le mosse giuste possono attenuarne gli effetti. 


Assuefatti dalla tecnologia
Quanto tempo al giorno passate davanti al computer, al tablet o al cellulare? Lo sapevate che le onde elettromagnetiche emesse da questi dispositivi, oltre a essere dannose per la salute, possono anche “inquinare” la nostra pelle, accelerandone l’invecchiamento? Un recente studio pubblicato sul Journal for Investigative Dermatology ha dimostrato che la sovraesposizione alle onde elettromagnetiche e agli schermi digitali (detta anche digital pollution) aumenta fino al 20% l’insorgenza di macchie e rughe e incrementa la disidratazione della pelle. Mentre uno studio realizzato in Cina, all’Air Force General Hospital di Pechino, ha rivelato che chi vive in città inquinate e molto digitalizzate ha una pelle che invecchia più velocemente del 10% rispetto a chi sta a contatto con la natura.
Per difendersi da questo tipo di inquinamento esistono dei rimedi curiosi, come l’uso di pietre, di piante o di creme specifiche.

Pietre terapeutiche
Pietre come la malachite, la tormalina nera, il quarzo, la grafite e i cristalli di rocca avrebbero il “potere” di schermare dalle onde elettromagnetiche, se utilizzate come soprammobili, ciondoli o appoggiate vicino al pc, grazie alle loro proprietà di assorbimento delle radiazioni.
La “cristalloterapia” è in realtà una tradizione antichissima. Nell’India antica era credenza diffusa che i Re dovessero accumulare gemme preziose per potersi difendere da entità negative. 
E di pietre si parla anche nel Vecchio Testamento e in molte scritture antiche, greche e romane, così come si tramanda un utilizzo in forma terapeutica dei cristalli da parte di civiltà come i Maya, gli Aztechi o gli indiani d’America. La fisica moderna, poi, ha consentito di poter considerare anche in senso scientifico le proprietà dei cristalli e sono stati condotti esperimenti per misurare, con l’ausilio di strumenti speciali, il campo magnetico contenuto da una singola pietra.
Anche piante come cactus, felci, Sanseveria e Tillandsia assorbirebbero gli agenti inquinanti. La scienza però non è ancora in grado di esprimersi sull’argomento. Quindi bisogna fare attenzione al confine tra leggenda e verità. Fino a quando non sarà accertata con più precisione la pericolosità delle onde elettromagnetiche, l’unica precauzione che possiamo prendere è quella di non stare troppo vicini agli apparecchi che le emanano.

Piante “magiche”?
Secondo molti naturopati, comunque, le piante, con loro capacità osmotica, purificherebbero l’aria dalle sostanze nocive. «Alcuni ricercatori italiani hanno testato le proprietà della Tillandsia sulle strade più trafficate di Firenze per sei mesi, su iniziativa del botanico Luigi Brighigna dell’Ateneo fiorentino – si legge su Wikipedia – che ha poi portato le piantine “inquinate” al dipartimento di chimica Ciamician di Bologna, attrezzato per studiarle. 
Secondo i risultati del test, resi noti dall’Università di Bologna, la Tillandsia può essere usata per monitorare l’inquinamento, ma anche, in dosi massicce, per assorbire le polveri cariche di idrocarburi policiclici aromatici, ovvero i benzopireni accusati di essere cancerogeni, provenienti dall’incompleta combustione della benzina e del gasolio. La mancanza di radici ha permesso, inoltre, di analizzare le sostanze depositate escludendo le interferenze con il terreno». 
La Tillandsia non solo catturerebbe gli inquinanti, ma sarebbe in grado di assorbirli ed eliminarli, metabolizzandoli, ovvero “mangiando” una discreta quantità di inquinanti: 0,2 milligrammi per chilogrammo di pianta. Si tratta inoltre di una pianta che costa poco, di cui sarebbero già state ipotizzate le applicazioni: una piccola parete può essere usata per disinquinare un appartamento, ma non si esclude in futuro l’ipotesi di interi pannelli pieni di piante da collocare sulle autostrade e sulle vie cittadine di grande traffico.
Altri studiosi, invece, considerano l’uso delle piante per difendersi dall’inquinamento un falso mito o una leggenda metropolitana. Vero o falso, se anche fosse impossibile eliminare un po’ di elettrosmog, tenere un paio di piante in casa di certo male non fa!

Creme detossinanti
Anche i commercianti si stanno impegnando per attenuare il fenomeno dell’intossicazione da elettrosmog. Per proteggere e difendere l’organismo, che rischierebbe di invecchiare più rapidamente, sono state prodotte delle creme per il corpo detossinanti con sostanze riequilibranti che ripuliscono dalle elettro-tossine e rinforzano le difese energetiche. Tra le sostanze che fanno da scudo sarebbe stato studiato il Mucinosoma che, naturalmente presente nelle mucose del nostro organismo, verrebbe assorbita all’istante dalla pelle rivestendola di una barriera contro i fattori di stress. Alcune estetiste consigliano anche sostanze riparatrici formate da acido ferulico e superossidodismutasi, enzima che protegge la cute.
Sarebbero utili anche gli scrub esfolianti, a base di acido mandelico e karitè da usare sotto la doccia per eliminare le cellule morte e le sostanze inquinanti con la detersione e favorire, contemporaneamente, la riparazione delle cellule. Chiaramente sono sempre informazioni da rielaborare. Le creme possono magari essere di aiuto, ma non eliminano il problema… Esistono inoltre in Italia molti centri benessere che propongono programmi di disintossicazione dall’uso di dispositivi elettronici.

Comportamenti salutari
L’arma più potente che abbiamo però nei confronti del problema della digital pollution è il nostro comportamento. Si tratta di cercare di rimanere disconnessi il più possibile, se non è necessario essere connessi. Cosa non facile, visto che molti di noi sono “dipendenti” dai messaggi, dai social network e dalla rete internet in generale.
Fra i suggerimenti più comuni c’è quello di camminare a testa alta e guardarsi intorno, piuttosto che controllare i messaggi sul cellulare; abbracciare fisicamente gli amici, invece di inviare messaggi su facebook; sospendere le relazioni virtuali mentre si mangia o si sta in compagnia e infine leggere le notifiche a orari fissi, senza controllare di continuo il cellulare. E se immaginassimo di vivere senza il cellulare? Sembra impensabile adesso, ma fino agli anni Novanta ci si riusciva! 
Negli anni scorsi c’è stata l’iniziativa di numerose amministrazioni comunali di svariate città italiane di vietare l’uso dei cellulari nei bar e nei locali pubblici. Mentre nei pressi di Viterbo esiste addirittura un villaggio ecologico, chiamato “L’Antica Terra di Canino”. Si tratta di un centro naturale incontaminato, senza cavi di bassa e alta tensione, senza elettrodotti e ripetitori di telefonia mobile nelle vicinanze, col telefonino che non prende e fatica a trovare campo e che serve per “staccare la spina” dall’elettrosmog. Potrebbe essere un’idea per una vacanza estiva all’insegna del benessere.
Infine, l’associazione internazionale di cultura alimentare Un Punto Macrobiotico fondata dal professor Mario Pianesi ha avuto l’idea di porre sui tavoli di ben 52 ristoranti italiani un logo con un disegno col divieto di uso del cellulare e l’invito a lasciarlo direttamente fuori dal locale.
Chissà, magari durante la prossima estate potrete scegliere i luoghi giusti dove incontrarvi con amici e familiari, pranzare, cenare assieme e trascorrere una bella vacanza, interrompendo momentaneamente le relazioni virtuali e godendo della compagnia reale di chi vi sta vicino in carne e ossa!  

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