Il “giustiziere” solitario

Cinema d i Pa olo Morelli     Jack Reacher è tornato! Il “giustiziere” solitario Tom Cruise torna a vestire i panni dell’adrenal...

Cinema

di Paolo Morelli

 

 Jack Reacher è tornato!

Il “giustiziere” solitario

Tom Cruise torna a vestire i panni dell’adrenalinico personaggio inventato dallo scrittore Lee Child. Tra sequenze mozzafiato, tanta azione e un pizzico di ironia.


   La figura del “cavaliere” errante che combatte il male, animato soltanto dalla propria bontà di intenti, ma probabilmente con metodi al di fuori della legalità, è una figura ricorrente del genere narrativo – letterario, ma soprattutto cinematografico – diffuso nella cultura americana.
Lo ritroviamo, ancora, ai giorni nostri, con diversi “giustizieri” che, con formule più o meno riuscite, si muovono su e giù per gli Stati Uniti d’America, sottolineando la grande libertà di movimento del Paese (quindi la libertà in senso lato), per combattere il crimine. Entrano ed escono dalla società a proprio piacimento, intervengono sempre al momento giusto e sconfiggono sempre il cattivo, superando, in efficienza, le forze dell’ordine.
Allo stesso modo si muove e cresce il personaggio di Jack Reacher, creato dallo scrittore britannico Lee Child (al secolo Jim Grant). Reacher è il protagonista di tutti i ventuno libri pubblicati da Child, editi in Italia da Longanesi (tranne gli ultimi due, che devono ancora essere tradotti). Due film sono stati tratti da questi romanzi. Il primo, Jack Reacher - La prova decisiva, diretto da Christopher McQuarrie, è uscito nel 2012. Il secondo, Jack Reacher - Punto di non ritorno, invece, è uscito in questo periodo.


Ricercato per omicidio

Come nella prima pellicola, il personaggio di Jack Reacher è interpretato da Tom Cruise, che ha anche prodotto entrambi i film, mentre il regista, ora, è Edward Zwick. Nato a Chicago nel 1952, Zwick ha prodotto film come Shakespeare in Love (1998) e ha diretto, fra gli altri, Attacco al potere (1998), L’ultimo samurai (2003), con protagonista lo stesso Tom Cruise, e Blood Diamond (2006).
Nel secondo capitolo cinematografico tratto dai romanzi di Lee Child, Reacher fa ritorno alla 110a unità di polizia militare in Virginia, dove aveva preso servizio in passato come maggiore, sostituito, al suo addio, da Susan Turner. Nella storia raccontata dai libri, fu con l’addio all’esercito, all’età di 36 anni, che Jack Reacher iniziò il proprio girovagare tra gli Stati americani.
La Virginia, così come la sua unità militare, è però quanto si avvicina di più al concetto di “casa” per Jack Reacher. La tradizione narrativa vuole, infatti, che il giustiziere vagabondo abbia sempre un posto in cui tornare, da dove ripartire e dove conserva sempre i suoi affetti.
C’è, però, un motivo che spinge il protagonista a tornare alle proprie origini, anche se lui non lo sa. La situazione in Virginia è precipitata. Susan Turner è scomparsa dopo il suo misterioso arresto, e nessuno è disposto a rivelare dove sia finita, mentre, in poco tempo, Reacher si rende conto di non essere affatto una presenza gradita. Anzi. Viene accusato di aver commesso un omicidio avvenuto quasi vent’anni prima e viene ricercato per questo, sarà quindi costretto a fuggire. 


Contro il più forte

La storia di questo film, come accaduto per la pellicola precedente, mette insieme informazioni tratte da diversi romanzi, ma si basa soprattutto sull’omonimo Punto di non ritorno (Never Go Back), pubblicato negli USA nel 2013 e giunto nelle librerie italiane l’anno scorso. C’è, però, una fondamentale differenza rispetto ai romanzi: Jack Reacher, negli scritti di Lee Child, è alto 1,96 m, pesa circa 110 chili, ha gli occhi azzurri e i capelli biondo scuro. Nulla a che vedere, insomma, con la fisicità di Tom Cruise.
Tralasciando questa discrepanza, dovuta più che altro alla necessità di trovare un attore adatto a un film di azione, al di là del fisico, Jack Reacher resta sempre lo stesso. Un uomo capace che ha scelto di abbandonare la società perché si sentiva in trappola, che vive errando e, di tanto in tanto, si scontra con personaggi prepotenti o palesi ingiustizie. La sua volontà di sistemare le cose – ristabilendo il giusto equilibrio tra le forze – lo porta a guadagnarsi sempre le attenzioni della polizia.
L’opera con protagonista Jack Reacher, infatti, è una forte critica alla società in cui viviamo ma soprattutto a un sistema, quello americano, che spesso premia – nell’accusa mossa più volte dal protagonista dei libri – chi riesce a costruire il proprio successo sulle spalle dei più deboli. La tanto sbandierata possibilità di “costruirsi da sé” non è altro che la negazione dell’uguaglianza, perché mette in piedi un mondo dove vince solo chi è già forte e perde sempre chi è debole: insomma, uno stato delle cose che non potrà cambiare mai. Jack Reacher combatte tutto questo e, nell’ultimo film, si trova a lottare contro qualcosa di molto più grande, avendo a propria disposizione so ltanto se stesso.
Costato 96 milioni di dollari, Jack Reacher - Punto di non ritorno è una costante escalation di azione, dalla quale emerge, con il procedere del film, l’annosa disputa tra il piccolo che vuole cambiare il mondo e il grande che ha interesse affinché il mondo non cambi, per preservare la propria posizione di vantaggio. È un Davide contro Golia, uno scontro che si ripete – nella realtà o nella narrazione – sin dagli inizi della civiltà umana. Con l’ironia che lo contraddistingue, Jack Reacher ha la capacità di sollevare il velo dell’incredulità che copre gli occhi di chi abita la società odierna. Solo con un occhio esterno, come quello del personaggio interpretato da Tom Cruise, è possibile comprendere qualcosa di più profondo.
Un momento di relax sul set




«Quando mi è stato chiesto di realizzare questo film – ha spiegato il regista Edward Zwick a Joblo.com – ero alla mia prima esperienza con un genere che non conoscevo, perciò mi sono detto: “Ok, facciamolo!”. Con Tom Cruise, poi, avevo avuto un’ottima esperienza, è uno degli attori più incredibilmente dediti al lavoro e volitivi che conosca. Questo film, tuttavia, è completamente diverso dal precedente. Penso possa trattarsi di un’opera a sé stante, non per forza un sequel del primo film, che approfondisce il carattere del personaggio».<

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