La natura è dentro di noi!

Uomini e alberi, la coppia perfetta del creato: con i primi che consumano ossigeno e i secondi che lo producono. Almeno sulla carta. ...



Uomini e alberi, la coppia perfetta del creato: con i primi che consumano ossigeno e i secondi che lo producono. Almeno sulla carta. Perché le cronache, in realtà, ci raccontano di una convivenza tutt’altro che felice: impostata troppo spesso sull’indifferenza e sull’incomprensione. Dalla deforestazione alla cementificazione selvaggia, dalla insufficiente valorizzazione degli esemplari monumentali ai difetti di manutenzione del verde urbano.  

Bergamasco, classe 75, Tiziano Fratus è poeta e scrittore. Il suo profondo amore per gli alberi gli è valso una rubrica settimanale sul quotidiano La Stampa, intitolata appunto” Il cercatore di Alberi”. 


Gli alberi sono i cittadini ideali: consumano poco e producono molto e a beneficio di tutti. Ecco perché gli alberi meritano di essere, se non amati, almeno conosciuti e rispettati, in quanto elementi fondamentali del nostro ecosistema. Ne abbiamo parlato con Tiziano Fratus, naturalista convinto e globe trotter del verde, autore del recente Manuale del perfetto cercatore dalberi (Kowalski, 2013).

1. Osservare la natura è unattività anacronistica, una perdita di tempo e di contatto con la realtà. È così?
Ovviamente no, quantomeno non per molti. La natura è dentro di noi, anche se ci astraiamo nel mondo cibernetico finché ci sarà una Terra Madre avremo, prima o poi, bisogno di tornare a pestare lerba, di mischiare le mani nellacqua di un ruscello, di ascoltare il cinguettio di una cinciallegra. 
Non a caso il futuro che stiamo probabilmente rincorrendo, quel mondo di   tecnologie, mega-città e interconnessioni h 24ben raffigurato in Blade Runner, vede al termine la fuga dei due in un ambiente naturale, dominato da grandi prati verdi.

2. Per diventare cercatori di alberi servono due elementi fondamentali: la curiosità e gli alberi. Due fattori che rischiano di scarseggiare.
Non sarei così pessimista: in fondo siamo circondati dagli alberi. Abitano le nostre città, i nostri giardini e le nostre biblioteche personali. E spesso abitano anche i nostri sogni. In realtà le persone curiose sono più numerose di quello che pensiamo. Abbandonarsi a visioni apocalittiche è pericoloso e finisce spesso per danneggiarci.

3. La scuola educa i ragazzi al rispetto e al valore della natura?
Negli ultimi anni sono stati fatti grandi passi avanti, ho incontrato molti insegnanti che hanno avvicinato i bambini alla natura. 
Il problema più grande sta nei ragazzi delle superiori che sradicano questo tema diciamo lattenzione per la natura, e quindi anche per gli alberi dal loro orizzonte ideale e lo riempiono di altre necessità: dalla musica alla bellezza, dagli infiammati primi amori alla contrapposizione con insegnanti, genitori e mondo degli adulti. 
Ma sono passaggi inevitabili, che ogni generazione ha sperimentato sulla propria pelle: e di solito, raggiunta letà adulta, una parte di questi cittadini finisce per tornare alla terra.

4. Credere in se stessi e in quello che si ama è un propellente più forte della crisi. Che cosa diresti ai ragazzi che si avviano verso il mondo del lavoro con una valigia piena di sogni?  
Di seguirli, di non farsi giudicare dagli altri. 
Di essere se stessi, autentici, di non fare ciò che faranno per farsi notare o per acquisire importanza, al contrario saranno loro a dover essere al servizio del nostro mondo, della società che li vede partecipi.
Purtroppo la mia è una generazione di presuntuosi ed il nostro tallone dAchille: chi ha studiato pretende che la società si occupi di lui, o di lei, che gli/le permetta di ricoprire un ruolo di rilievo; pretendono, insomma, quando invece sarebbe molto più salutare offrire.
Lumiltà, purtroppo, è un valore perduto.

5. Tu nutri un particolare amore per i grandi alberi: ma a volte neppure gli abitanti del luogo sanno che esistano. Distrazione o carenza informativa?
Probabilmente sono stato fortunato, perché io ho in realtà avuto esperienze molto diverse: ho incontrato persone che mi hanno sostenuto nelle mie alberografie, fornendomi informazioni preziose, dandomi spiegazioni e indicazioni. Chi abita un luogo, in effetti, spesso lo conosce a fondo, lo vive, lo osserva; e talvolta lo protegge anche. Capita di incontrare persone distratte, è vero, soprattutto in città; ma bisogna considerare che vivere in un contesto urbanizzato, o addirittura metropolitano, è molto più faticoso che vivere in campagna.

6. Uno degli olmi più belli dEuropa, è a Campagnola Emilia (RE) e sembra aver concluso il suo ciclo vitale. A fianco sorge un edificio che non ha mai trovato un compratore. In mancanza di acquirenti privati non spetta allente pubblico valorizzare un luogo con caratteristiche uniche?
Pur essendo molto dispiaciuto per lolmo di Campagnola, un magnifico esemplare la cui vita è giunta al termine, non sono daccordo  sullintervento pubblico che tu invochi: per troppi anni abbiamo atteso che fosse lo Stato a occuparsi di tutto, a sostenere la spesa pubblica e a corrispondere alle nostre attese, e il risultato è quel debito pubblico nazionale che ci pende come una spada sulla testa. 
Sono convinto che oggi debbano essere i cittadini, magari in forma associata, a doversi attivare per realizzare i propri obiettivi, senza aspettare sempre Mamma Italia
Se un gruppo di appassionati vuole difendere un albero acquistando larea in cui sorge, deve raccogliere autonomamente il denaro e dotarsi degli strumenti necessari allo scopo. 
Lo Stato ha già enormi problemi a gestire le centinaia di riserve naturali sorte nel corso degli ultimi tre decenni e sarebbe già un risultato notevole se riuscisse ad evitarne la vendita, compromettendo il futuro di coloro che vi lavorano.

7. Verde urbano. La condizione degli alberi è paragonabile a quella degli animali: alcuni vivono nei boschi, allo stato libero, altri sono costretti alla vita in società. Gli alberi dei centri urbani vivono in condizione subalterna, rispetto ai colleghi di boschi e campagne?
Sì, ma non è una regola. Ci sono anche amministratori pubblici molto in gamba che hanno a cuore il verde urbano e lo curano in modo encomiabile. 
Penso a Giuseppe Barbera, autore di  diversi libri per amatori di alberi e da qualche mese assessore al verde di Palermo: una città green, anzi verdissima, popolata di alberi esotici giganteschi (come i Ficus più grandi dEuropa, ai quali ho dedicato un libro). In altre città, invece, lassessore al verde è diventata una figura di ripiego: col risultato di manifestare di frequente una scarsa cultura ambientalista e paesaggistica, e una ancora più scarsa curiosità
Gravi problemi presenta anche la manutenzione delle alberature urbane, troppe volte massacrate da potature eccessive, in nome di un malinteso senso di sicurezza: cosa inevitabile quando lunico criterio di aggiudicazione del servizio ad un soggetto è la convenienza economica. 
Senza considerare, infine, che tanti giardinieri comunali non hanno una formazione specifica, ma si improvvisano tali perché hanno bisogno di lavorare. 
Peccato che, alla prova dei fatti, niente sia più pericoloso di una motosega nelle mani di un inconsapevole.


Carlo Mantovani

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