La sfida energetica

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Graziano Chiura - Dossier

Il riscaldamento globale sta mettendo in allarme la comunità internazionale per i cambiamenti ambientali, politici ed economici che si potranno verificare nei prossimi decenni. Quali le vie di uscita?  

Il riscaldamento globale sta mettendo in allarme la comunità internazionale per i cambiamenti ambientali, politici ed economici che si potranno verificare nei prossimi decenni.
Concorrono a determinare tale fenomeno varie cause, tra queste, l’entità dell’intervento umano è materia di discussione tra gli esperti del clima: per alcuni la variazione della temperatura ha un peso rilevante, per altri è di scarso rilievo.

Questi ultimi fanno notare che già in altre epoche si sono verificate elevate temperature sulla Terra. Incidono, infatti, enormemente sulla variazione del calore del nostro pianeta, non solo gli oceani (potenti emettitori di CO2 e di metano) e i vulcani, ma anche il Sole.

In particolare è stata riscontrata, pure in altre epoche calde come l’attuale, la presenza nel Sole di macchie solari corrispondenti a fasi di elevata attività solare. Questi climatologi sono propensi a ritenere che l’aumento abnorme dell’anidride carbonica non dipenda tanto dall’inquinamento antropico, quanto dall’aumento della temperatura sulla Terra.

Per gli altri, invece, l’aumento della CO2 e di altri gas è da imputare innanzi tutto alle attività umane, in
particolare alla combustione di energie fossili. Essi ritengono indispensabile una lotta mondiale alle emissioni nocive dei gas serra. L’avanzata dei deserti e lo scioglimento dei ghiacciai ai Poli stanno a testimoniare l’aumento della temperatura terrestre. Ovunque sono necessarie politiche energetiche rispettose dell’ambiente, prima che si verifichino, a causa del global warming, fenomeni di disastri ambientali e migratori in grado di sconvolgere i già fragili equilibri geopolitici mondiali.

Tutti gli Stati del mondo iniziano ad avvertire l’aumento della temperatura come un pericolo che inchioda ognuno alle proprie responsabilità.

Nell’ultimo vertice Onu sul cambiamento climatico tenutosi nel dicembre 2010 a Cancun, la ripresa dei negoziati, dopo il fallimento del vertice di Copenaghen del dicembre 2009, non ha portato a impegni vincolanti per gli Stati riguardo alle emissioni. Stallo da imputare, in parte, al fatto che il Senato degli Stati Uniti nel 2010 non ha approvato la legge nazionale sull’energia e il clima.

In California non è passata, nel novembre 2010, la proposta referendaria, appoggiata dai petrolieri, di abolire la legge statale contro i cambiamenti climatici entrata in vigore nel 2006. Questa legge californiana, ritenuta la più avanzata in tutti gli Stati Uniti, prevede la produzione di un terzo dell’energia elettrica con le fonti rinnovabili e fissa standard di emissioni di gas per i veicoli a motore molto ridotti.
Usa e Cina, insieme, restano i responsabili del 50% delle emissioni nocive mondiali.  

Svolta energetica alternativa alle fonti fossili  

In questa delicata fase storica Stati Uniti, Europa e Cina hanno l’opportunità di fare scelte energetiche innovative alternative alle fonti fossili (petrolio, gas e carbone), che stanno mettendo a rischio l’ambiente, la salute e lo sviluppo nel mondo.

L’oro nero, in particolare, genera una serie di problemi, che ne sconsigliano a breve l’utilizzo. Il primo è
certamente l’instabilità del prezzo al barile (estate 2008 tra 120 e 130 dollari - estate 2010 tra 70 e 80 dollari). Concorrono a determinare il prezzo del greggio l’instabilità politica di molti Stati produttori, i fattori speculativi, i giacimenti petroliferi in via di esaurimento, i costi per l’estrazione, le crisi ed espansioni economiche. Il secondo problema riguarda i danni all’ambiente e alla salute causati dal greggio (nel 2010 il disastro ambientale del Golfo del Messico e l’esplosione di due oleodotti nel porto di Dalian in Cina).

Seguono infine il problema della sicurezza dell’approvvigionamento del petrolio (possibili interruzioni della fornitura da oleodotti o blocco delle navi cisterne), e quello dell’eccessiva dipendenza dal greggio (vulnerabilità energetica ed esposizione a rincari dei prezzi dei trasporti e dei beni di consumo).

L’utilizzo del gas metano è costoso ed è a rischio dove sono assenti i rigassificatori, e l’approvvigionamento avviene tramite gasdotti. Il gas non convenzionale, se consente di abbassare il costo del gas a livello internazionale, comporta un elevato impatto ambientale per estrarlo. I maggiori produttori di gas sono Russia, Iran, Qatar e Turkmenistan.

Nei prossini anni i Paesi che hanno centrali a carbone dovranno, per contenere i danni dell’inquinamento, utilizzare costosissimi impianti dotati di tecnologia carbon capture and storage (Ccs), necessaria per immagazzinare nel sottosuolo l’anidride carbonica emessa dalle centrali. In Italia, il primo impianto pilota entrerà in funzione in primavera del 2011 nella centrale Enel di Brindisi.

Tutti questi problemi di difficile soluzione orientano i Paesi più industrializzati a passare a fonti energetiche alternative più sicure e meno inquinanti. Le energie fossili, però, coprono ancora il 90 % dei consumi mondiali, e sebbene una loro sostituzione sia necessaria in tempi rapidi, il passaggio da un sistema energetico a un altro, a causa dei costi della conversione, non potrà che essere graduale, attraverso una sostituzione delle energie fossili con un mix di fonti energetiche rinnovabili (geotermico, eolico, solare, idroelettrico, biomasse) e nucleare.

Energia geotermica

L’Italia, per la sua configurazione geologica, dispone di una grande quantità di calore nel sottosuolo, in particolare nel centro-sud (zona Tirrenica, Campania, Eolie) che, se opportunamente utilizzata, potrebbe fornire energia elettrica in abbondanza.
Il nostro Paese è stato il primo a sfruttare l’energia geotermica a Larderello in Toscana, all’inizio del secolo scorso.

In questo settore, la tecnologia italiana è all’avanguardia, ma sono pochi gli impianti installati a confronto delle enormi potenzialità offerte da questa fonte. Islanda e Stati Uniti stanno incrementando i loro impianti per uso termico e per produrre elettricità, negli Usa molte installazioni avvengono in Nevada.

Il sistema di un impianto classico è relativamente semplice: l’acqua del sottosuolo, se raggiunge alte temperature (180 gradi in sù) viene portata in superficie e fatta evaporare con …


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