Le sbarre della regina
di Elisa Murgese Una storia diversa dalle promesse di riabilitazione Le sbarre della regina Anche le carceri inglesi sono sogget...
https://www.dimensioni.org/2014/01/le-sbarre-della-regina.html
di
Elisa Murgese
Una storia diversa dalle promesse di riabilitazione
Le
sbarre della regina
Anche le carceri inglesi sono soggette alla spending
review,
ma i dati raccontano che la situazione dei detenuti,
in particolare delle donne, ha raggiunto livelli
preoccupanti.
L’Inghilterra di Cameron sta affrontando la più grande riforma
carceraria della sua storia recente. Il ministro della Giustizia Chris
Grayling ha annunciato oltre 4.200 licenziamenti di guardie carcerarie al
lavoro in “vecchie e costose” prigioni, per un totale di sette prigioni chiuse
e tagli di oltre il 10% al budget.
Maxi centri detentivi
Il piano dichiarato del Governo Cameron è di chiudere le piccole
prigioni locali e travasare i carcerati in macro centri detentivi, più ampi
e quindi decisamente più economici da mandare avanti. Così, mentre saranno
chiuse sette prigioni locali, una macrostruttura carceraria con 2.000 posti
letto è in programma a Wrexham, in Galles. Un’altra megalopoli detentiva
sorgerà invece nel Sud Est dell’Inghilterra. Una “super-prison” (come è ormai
chiamata nel Regno Unito) che sarà di un quarto più grande di qualunque
prigione mai costruita oltre Manica. «Non vogliamo costruire un maxi carcere per
mandare più persone in prigione – ha detto con tono sicuro il ministro della
Giustizia –. Ma se un tribunale ritenesse necessaria la pena detentiva e non ci
fossero più posti liberi nelle nostre carceri, come ci dovremmo comportare?
Vogliamo abbattere i costi delle sovraffollate prigioni inglesi ed
essere certi che entro il 2015 ci saranno più posti disponibili rispetto a
quanti ne abbiamo ereditati all’inizio del nostro».
Peccato che i dati raccontino un’altra storia, lontana dal
sovraffollamento. Infatti, anche se la popolazione carceraria in Inghilterra e
Galles ha raggiunto la cifra record di 85.201 persone (circa il doppio rispetto
a vent’anni fa), la capacità operativa delle sue strutture può ospitare fino a
90mila persone
Inutile perdita di denaro
«Stiamo assistendo a un’incredibile perdita di denaro pubblico che non
aiuterà di certo a ridurre la criminalità», sostiene Frances Crook, direttore
di Howard League, onlus impegnata nella difesa dei minori in carcere. «A due anni dalla campagna elettorale, il governo
Cameron sembra preferire proposte altisonanti piuttosto che pensare
realmente alla sicurezza pubblica».
Della stessa posizione Juliet Lyon, presidente di Prison Reform Trust, la
onlus di riferimento per chi nelle prigioni ci lavora. Chiudere istituti
carcerari e ridurre il numero del personale carcerario può offrire immediati
vantaggi economici in linea con la spending review di Cameron, ma «sarebbe un
gigantesco errore se il ministro della Giustizia sprecasse i soldi dei
cittadini costruendo edifici titanici invece di investire in comunità
preventive o progetti sociali». Basti pensare che in Inghilterra il 60% dei
condannati o commette nuovi reati dopo essere stato rilasciato, o ne ha già
commessi prima di essere nuovamente arrestato.
E così le onlus inglesi si interrogano su come sia possibile che
strutture carcerarie da 2.000 detenuti possano aiutarne la riabilitazione.
Senza considerare il fatto che le piccole prigioni locali tendono ad essere più
sicure rispetto alle macrostrutture in programma. «Per risparmiare, il Governo
sarebbe disposto a esporre le carceri al rischio del sovraffollamento»,
aggiunge Joe Simpson della onlus londinese Prison Officers.
Le carceri femminili
Altro punto dolente della riforma sono le carceri femminili. «Le prigioni
femminili vedranno dei cambiamenti entro i prossimi due anni. Alle detenute,
per esempio, saranno concessi permessi speciali legati alla loro
condizione particolare di mamma e donna», continua
il ministro della Giustizia, senza specificare in che modo si materializzano le
sue cure. Perché il mondo carcerario femminile non è certo roseo.
Oltre il 50% delle detenute inglesi dichiara di avere ricevuto un
abuso fisico, emotivo o sessuale durante la loro detenzione. Sono dati
dello stesso ministro della Giustizia. Dati che trovano una chiara conferma
negli sconvolgenti report governativi.
«Troppe le assunzioni maschili, per un
carcere prettamente femminile. Le detenute si lamentano che il personale
maschile della prigione entra nelle loro stanze senza preavviso e senza
bussare.
Di notte, spesso interi settori del carcere sono
sorvegliati da una sola guardia di sesso maschile», si legge sull’impolverato
report governativo del 2011 sul «cpt inglese» di Yarl’s Wood, in
Bedfordshire. A settembre, diverse ex detenute
hanno confessato su tutte le pagine dei giornali inglesi di essere state
stuprate dalle guardie di sicurezza.
Andando avanti a
leggere gli ultimi rapporti del governo, si scoprono dichiarazioni abbastanza
simili da parte delle detenute della piccola prigione di Holloway, a Londra,
che sarà interessata dai tagli del personale. Nel 2010 un’ispezione governativa
rileva 35 incidenti di autolesionismo ogni settimana (su una popolazione
carceraria di 501 detenute). L’ultimo report governativo risale proprio al
2010, quando le detenute di lamentavano di «alcune attenzioni indesiderate da
parte del personale carcerario maschile. Le detenute erano spaventate anche dal
fatto che le guardie di sesso maschile le osservassero abitualmente dormire
attraverso gli spioncini».
Di fronte a questo
report, parte dello staff della prigione è stato messo sotto controllo per poi
essere presto scagionato per mancanza di prove. Lo stesso Ispettorato
carcerario – un organo indipendente che controlla le condizioni delle prigioni
di Inghilterra e Galles – si è detto preoccupato per le già limitate risorse
economiche delle prigioni inglesi. Una preoccupazione che si legge negli occhi
di chi cerca di aiutare le detenute.
La speranza in un teatro
Clean Break è una compagnia teatrale londinese di ex carcerate. La loro
speranza è che il teatro porti alla luce le storie di soprusi subiti in
carcere. «Il modo in cui le donne sono trattate da parte della giustizia
inglese – raccontano dall’associazione – è una delle dimostrazioni più evidenti che
la nostra società è ancora fondamentalmente ingiusta.
La maggior parte delle donne in carcere ha un passato di violenza subita:
quella stessa violenza che continuerà a subire proprio dietro le sbarre». <