Cercasi lieto fine

Calcioscommesse, film troppo visto Cercasi lieto fin e In Brasile, l’Italia deve dare nuova luce all’immagine di un Paese imbrattato ...

Calcioscommesse, film troppo visto
Cercasi lieto fine
In Brasile, l’Italia deve dare
nuova luce all’immagine di un Paese imbrattato dall’ennesimo traffico
di partite truccate.

Ipotesi: passa per l’Italia un regista americano, tipo Spike Lee o Martin Scorsese, deciso a girare un film che racconti in modo “esemplare” il calcio del nostro Paese. Siete sicuri che punterà la sua attenzione su un Francesco Totti o un Gianluigi Buffon, così come farebbe in Argentina con Lionel Messi o in Spagna con Andres Iniesta? Ovvero con due campioni capaci di donare vera gloria ai loro due Paesi d’origine.

Se fosse un film...
Luigi Sartor
Per dirla più chiaramente, se sulla scrivania o sul pc di questo maestro del cinema, al posto di quella di Totti, comparisse la storia di Sartor Luigi, per gli amici Gigio, da Treviso, anni 39, gestore di pub con trascorsi da calciatore, potrebbe essere difficile fargli cambiare soggetto.
D’altra parte, uno che a nemmeno 20 anni, con addosso la maglia biancorossa del Vicenza, viene etichettato come “difensore fenomeno con posto fisso in nazionale under 21”, e nel 2011 si ritrova in manette, con cinque anni di squalifica appioppatigli per gestione di scommesse illecite dalla Procura Federale, diventa quasi per inerzia il protagonista di un film molto “noir”. Dove la verde erbetta di un campo da calcio nasconde ad arte il marciume di un sottobosco gestito dalle centrali del crimine organizzato.
Difficile dimenticarsi di tipi come Sartor. Soprattutto se la sua foto e la sua storia riaffiorano alla fine dello scorso 2013. Quando esplode come un botto di fine anno un nuovo caso di calcio-scommesse. Indagini avviate dalla Procura di Cremona, da tempo impegnata su questo fronte. Nomi eccellenti in ballo. Piste che portano a intermediari cinesi.
Oltre ottanta partite nel mirino degli investigatori, truccate in tesi d’accusa secondo una prassi ormai nota: accordo fra le due squadre in campo, e ingenti somme incassate dai giocatori coinvolti, tramite complici istruiti su cosa puntare e per quanto. Risultato: campionati screditati, divi degli stadi sotto accusa, società incapaci di porre un freno qualsiasi a un malcostume così dilagante.
Nulla di nuovo sotto il sole. Compreso il nome di Luigi Sartor, per gli amici Gigio, di nuovo interrogato dalla magistratura di Cremona anche se, in teoria, il suo nome dovrebbe essere scomparso da faldoni e tabulati dopo l’arresto e la squalifica del 2011. Ma, evidentemente, la sua conoscenza dell’ambiente viene ritenuta troppo preziosa da chi vuole fare luce sull’ennesimo, colossale scandalo scoppiato nel calcio italiano. Al punto che sarebbe davvero difficile convincere Scorsese o Lee a girare un film su Totti invece che su Sartor, visto il torbido fascino emanato dalla storia del secondo.
D’altra parte il buon Gigio andava ancora all’asilo dalle parti di Treviso quando tutto ciò prendeva le mosse.

Trent’anni di inchieste
È infatti da oltre trent’anni che le fondamenta dello sport nazionale sono minate da “combine” elevate a sistema. S’iniziò, sul finire degli anni ’80, con un’inchiesta che, facendo luce sul cosiddetto Totonero non risparmiò neppure istituzioni nazionali come il Paolo Rossi “Pallone d’Oro”, campione del mondo ed eroe di Spagna ’82.
Da lì in avanti, pur con qualche lunga pausa, la melma non ha più smesso di sporcare, in pieno o di striscio, scudetti, retrocessioni, goleade da record, rimonte oltre i confini del possibile. Alle tre imponenti inchieste sulle scommesse avviate nel 1980, 1986 e 2011, va infatti aggiunto lo scandalo noto come Calciopoli, che nel 2006 fece emergere, grazie ad altro lavoro dei giudici, l’esistenza di un sistema organizzato allo scopo di alterare e condizionare arbitraggi e risultati di intere stagioni agonistiche.

Un’immagine danneggiata
Il danno d’immagine per il calcio italiano è sotto gli occhi di tutti. Come se non bastassero i troppi stadi antiquati e cadenti sparsi per la penisola, ecco che questi taroccamenti continui di partite e classifiche contribuiscono in modo decisivo a farci arretrare ovunque è possibile.
Tanto per essere chiari, qualificarci da “quattro volte campioni” ai prossimi Mondiali in Brasile, dopo avere letteralmente dominato il nostro girone di qualificazione, non è stato ritenuto sufficiente per attribuirci una testa di serie invece assegnata, con tutto il rispetto, a nazionali prive di titoli come il Belgio e la Svizzera.
Se qualcuno, all’indomani del sorteggio mondiale, si è sentito in diritto di eccepire, la lunga lista di partite incriminate, ora all’esame della magistratura di Cremona, pare scritta apposta per fargli abbassare la voce. La quantità di incontri è tale, dalla Serie A alla Lega Pro, da far intuire anche agli innocentisti più strenui che qualcosa di consistente comunque resterà alla fine impigliato nel setaccio giudiziario.
Con conseguente imbarazzo nel chiedere un “rispetto” internazionale che navigati uomini di potere come Joseph Blatter, presidente della Fifa, e Michel Platini, numero uno della Uefa, si guardano bene dal riconoscerci. Quanto alla possibilità di ironizzare sul fatto che il primo è svizzero e il secondo francese, guardando ai trattamenti di favore riservati a Svizzera e Francia proprio nel recente sorteggio mondiale, serve solo a rendere più frustrante l’amarezza.
Anche perché, tornando ai registi da cui siamo partiti, non è escluso che uno Spike Lee invitato a raccontare il “vero calcio italiano”, così come ha fatto con il basket della sua America in He got name, potrebbe far partire la sua sceneggiatura proprio dalla sera del sorteggio mondiale. E ambientarla nell’appartata centrale operativa di un centro internazionale di scommesse clandestine. Dove, al comparire dei nomi delle nazionali nelle caselle dei vari gironi previsti in Brasile, gli “operatori” presenti iniziano a prendere nota, simulare ipotesi, contattare i loro, influenti “amici italiani”.
Solo che poi, per rendere davvero appassionante la trama, dovrebbe inventarsi un nuovo Gigio Sartor che all’improvviso non ci sta, rovescia il tavolo, e va in campo unicamente per giocare e, possibilmente, vincere.

Colpi di scena che può sfoderare solo l’Italia dei Mondiali vinti un po’ per caso e un po’ contro tutti, pronostici compresi. Come nel 1982 in Spagna e otto anni fa in Germania. Più belli di qualsiasi film. <

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