Cercasi lieto fine
Calcioscommesse, film troppo visto Cercasi lieto fin e In Brasile, l’Italia deve dare nuova luce all’immagine di un Paese imbrattato ...
https://www.dimensioni.org/2014/02/cercasi-lieto-fine.html
Calcioscommesse,
film troppo visto
Cercasi lieto fine
In
Brasile, l’Italia deve dare
nuova
luce all’immagine di un Paese imbrattato dall’ennesimo traffico
di
partite truccate.
Ipotesi:
passa per l’Italia un regista americano, tipo Spike Lee o Martin Scorsese,
deciso a girare un film che racconti in modo “esemplare” il calcio del nostro Paese. Siete sicuri che punterà la sua
attenzione su un Francesco Totti o un Gianluigi Buffon, così come farebbe in
Argentina con Lionel Messi o in Spagna con Andres Iniesta? Ovvero con due
campioni capaci di donare vera gloria ai loro due Paesi d’origine.
Se fosse un film...
Luigi Sartor |
Per
dirla più chiaramente, se sulla scrivania o sul pc di questo maestro del
cinema, al posto di quella di Totti, comparisse la storia di Sartor Luigi, per gli amici Gigio, da Treviso,
anni 39, gestore di pub con trascorsi da calciatore, potrebbe essere difficile
fargli cambiare soggetto.
D’altra
parte, uno che a nemmeno 20 anni, con addosso la maglia biancorossa del
Vicenza, viene etichettato come “difensore fenomeno con posto fisso in
nazionale under 21” ,
e nel 2011 si ritrova in manette, con cinque anni di squalifica appioppatigli
per gestione di scommesse illecite dalla Procura Federale, diventa quasi per
inerzia il
protagonista di un film molto “noir”. Dove la verde erbetta di un campo da calcio nasconde
ad arte il marciume di un sottobosco gestito dalle centrali del crimine
organizzato.
Difficile
dimenticarsi di tipi come Sartor. Soprattutto se la sua foto e la sua storia
riaffiorano alla fine dello scorso 2013. Quando esplode come un botto di fine
anno un nuovo caso di calcio-scommesse. Indagini avviate dalla Procura di
Cremona, da tempo impegnata su questo fronte. Nomi eccellenti in ballo. Piste che portano a intermediari
cinesi.
Oltre
ottanta partite nel mirino degli investigatori, truccate in
tesi d’accusa secondo una prassi ormai nota: accordo fra le due squadre in
campo, e ingenti
somme incassate dai giocatori coinvolti, tramite complici istruiti su cosa puntare e
per quanto. Risultato: campionati screditati, divi degli stadi sotto accusa,
società incapaci di porre un freno qualsiasi a un malcostume così dilagante.
Nulla
di nuovo sotto il sole. Compreso il nome di Luigi Sartor, per gli amici Gigio,
di nuovo interrogato dalla magistratura di Cremona anche se, in teoria, il suo
nome dovrebbe essere scomparso da faldoni e tabulati dopo l’arresto e la
squalifica del 2011. Ma, evidentemente, la sua conoscenza dell’ambiente viene
ritenuta troppo preziosa da chi vuole fare luce sull’ennesimo, colossale scandalo scoppiato nel calcio italiano. Al
punto che sarebbe davvero difficile convincere Scorsese o Lee a girare un film
su Totti invece che su Sartor, visto il torbido fascino emanato dalla storia del
secondo.
D’altra
parte il buon Gigio andava ancora all’asilo dalle parti di Treviso quando tutto
ciò prendeva le mosse.
Trent’anni di inchieste
È
infatti da oltre trent’anni che le fondamenta dello sport nazionale sono minate
da “combine” elevate a sistema. S’iniziò, sul finire degli anni ’80, con
un’inchiesta che, facendo luce sul cosiddetto Totonero non risparmiò neppure istituzioni nazionali come il
Paolo Rossi “Pallone d’Oro”, campione del mondo ed eroe di Spagna ’82.
Da
lì in avanti, pur con qualche lunga pausa, la melma non ha più smesso di
sporcare, in pieno o di striscio, scudetti, retrocessioni, goleade da record,
rimonte oltre i confini del possibile. Alle tre imponenti inchieste sulle scommesse avviate nel 1980,
1986 e 2011, va infatti aggiunto lo scandalo noto come Calciopoli, che nel 2006 fece emergere, grazie
ad altro lavoro dei giudici, l’esistenza di un sistema organizzato allo scopo
di alterare e condizionare arbitraggi e risultati di intere stagioni
agonistiche.
Il
danno d’immagine per il calcio italiano è sotto gli occhi di tutti. Come se non
bastassero i troppi stadi antiquati e cadenti sparsi per la penisola, ecco che
questi taroccamenti continui di partite e classifiche contribuiscono in modo
decisivo a
farci arretrare
ovunque è possibile.
Tanto
per essere chiari, qualificarci da “quattro volte campioni” ai prossimi
Mondiali in Brasile, dopo avere letteralmente dominato il nostro girone di
qualificazione, non è
stato ritenuto sufficiente per attribuirci una testa di serie invece assegnata, con tutto il
rispetto, a nazionali prive di titoli come il Belgio e la Svizzera.
Se
qualcuno, all’indomani del sorteggio mondiale, si è sentito in diritto di
eccepire, la lunga
lista di partite incriminate, ora all’esame della magistratura di Cremona, pare
scritta apposta per fargli abbassare la voce. La quantità di incontri è tale,
dalla Serie A alla Lega Pro, da far intuire anche agli innocentisti più strenui
che qualcosa di consistente comunque resterà alla fine impigliato nel setaccio
giudiziario.
Con
conseguente imbarazzo nel chiedere un “rispetto” internazionale che navigati
uomini di potere come Joseph Blatter, presidente della Fifa, e Michel Platini,
numero uno della Uefa, si guardano bene dal riconoscerci. Quanto alla
possibilità di ironizzare sul fatto che il primo è svizzero e il secondo
francese, guardando ai trattamenti di favore riservati a Svizzera e Francia
proprio nel recente sorteggio mondiale, serve solo a rendere più frustrante l’amarezza.
Anche
perché, tornando ai registi da cui siamo partiti, non è escluso che uno Spike
Lee invitato a raccontare il “vero calcio italiano”, così come ha fatto con il
basket della sua America in He got name,
potrebbe far partire la sua sceneggiatura proprio dalla sera del sorteggio
mondiale. E ambientarla nell’appartata centrale operativa di un centro
internazionale di scommesse
clandestine.
Dove, al comparire dei nomi delle nazionali nelle caselle dei vari gironi
previsti in Brasile, gli “operatori” presenti iniziano a prendere nota,
simulare ipotesi, contattare i loro, influenti “amici italiani”.
Solo
che poi, per rendere davvero appassionante la trama, dovrebbe inventarsi un
nuovo Gigio Sartor che all’improvviso non ci sta, rovescia il tavolo, e va in campo unicamente per giocare e, possibilmente, vincere.
Colpi
di scena che può sfoderare solo l’Italia dei Mondiali vinti un po’ per caso e un po’ contro tutti,
pronostici compresi. Come nel 1982
in Spagna e otto anni fa in Germania. Più belli di
qualsiasi film. <