I tesori della Madunina
di Francesca Binfarè Il pubblico ha già dimostrato grande apprezzamento I tesori della Madunina È uno dei fiori all’occh...
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di Francesca Binfarè
Il
pubblico ha già dimostrato grande apprezzamento
I tesori della Madunina
Il
Cardinale Angelo Scola, Arcivescovo di Milano, ha così riassunto l’importanza
del Duomo e della sua storia: «La preziosità di tutto questo racconto di profonda devozione lungo sei secoli trova oggi ideale
rappresentazione nel Grande Museo della Cattedrale e nel prezioso Archivio
della Veneranda Fabbrica (…). Rileggere le memorie che fondano la nostra
identità – quelle di ciascuno e quelle del popolo – significa riscoprire la direzione certa del nostro comune cammino verso il
futuro».
Che cosa
si può concretamente vedere all’interno del Museo? Ha risposto con una frase il
sindaco di Milano, Giuliano Pisapia: «La Veneranda Fabbrica
e il Comune aprono al pubblico i tesori d’arte e di architettura di un unicum mondiale: il cantiere
secolare del Duomo in continua trasformazione, 27 sale di modelli
architettonici, arazzi, vetrate, grande pittura lombarda, oreficeria,
ingegneria».
Si parla di un patrimonio di arte (e spiritualità)
inestimabile, che nel corso del tempo ha arricchito la cattedrale: le opere
d’arte esposte sono state prelevate dalla collocazione originaria in Duomo o
dai depositi in cui si trovavano per motivi di restauro.
Le sale del museo,
scrigno di bellezza
Da oltre
sei secoli, capolavori scultorei e architettonici unici arricchiscono il Duomo,
simbolo più riconoscibile della città di Milano.
Oggi il
percorso museale si articola in molte aree che sono un tripudio di opere scultoree, pitture, vetrate, arazzi e
modelli architettonici che spaziano dal XV al XXI secolo, tutte ordinate
cronologicamente. Molto ammirata è l’esposizione del Tesoro della cattedrale,
che accoglie i visitatori nella prima sala: si tratta di oggetti liturgici realizzati per il Duomo fino al ‘600,
calici e ostensori, suppellettili e paramenti arrivati fino a noi nonostante le
antiche dispersioni e gli espropri napoleonici.
Preziosi capolavori dell’arte orafa paleocristiana e
successivamente medioevale, rinascimentale e seicentesca incantano gli occhi
insieme a capolavori tra cui l’Evangeliario dell’Arcivescovo Ariberto di Intimiano e
importanti oggetti di culto come il Crocefisso dello stesso Ariberto. L’oggetto
che forse, però, attira di più l’attenzione di questa area è una meravigliosa mitra realizzata con penne
di colibrì: spettacolare.
La storia del Duomo si dipana di sala in sala dagli
esordi e attraverso le epoche viscontea, sforzesca e borromaica, con l’opera di
San
Carlo Borromeo e di suo cugino Federico qui raccontate su tele e
quadri, e prosegue poi con le sculture che illustrano perfettamente il mutare
degli stili attraverso i secoli.
In questo Museo si ammirano, alternativamente, i colori
e la leggerezza candida del marmo. Le vetrate tanto ammirate nel
Duomo riescono a esprimere la loro bellezza al meglio anche nelle sale
espositive: sono un tripudio di rossi e blu, che emergono su tutti gli altri
colori. Il marmo avvince con le sue forme, e racconta di santi, angeli e
anche demoni, in una parata che rende l’idea di quante statue di diverso tipo
siano state scolpite per arricchire la cattedrale: e sono davvero un numero
incredibile.
Curiosa, poi, è la struttura portante in ferro originale
della statua della Madonnina, qui esposta dopo essere stata
sostituita nel 1967: è un pezzo di storia di uno dei simboli di Milano, se non
addirittura del suo simbolo per eccellenza, la famosa statua in rame dorato che
svetta sulla guglia maggiore del Duomo.
Da ammirare sono anche i doccioni dai volti mostruosi, le porte bronzee
della cattedrale, i modelli in terracotta commissionati dalla Fabbrica agli
artigiani prima della realizzazione in marmo, perfino le prove di ingresso nella Veneranda
Fabbrica: era necessario superare un esame per lavorare per il Duomo, come ha
fatto Giuseppe Perego nel 1754 con la sua opera “Ercole che uccide il leone
Nemeo”.
Ciliegina sulla torta è il suggestivo modello ligneo della
cattedrale, iniziato nel 1519 e successivamente arricchito e
modificato fino al XIX secolo. Non per niente di un progetto importante e
impegnativo che non giunge (quasi) mai a conclusione, si dice che "è come la “fabbrica del Duomo”. <