Cosa bolle in pentola?
di Ilaria Beretta Tra Cucine da incubo e MasterChef Cosa bolle in pentola? Sempre più presenti in televisione i programmi dedi...
https://www.dimensioni.org/2014/06/cosa-bolle-in-pentola.html
di Ilaria Beretta
Tra
Cucine da incubo e MasterChef
Cosa bolle
in pentola?
Sempre
più presenti in televisione i programmi dedicati alla cucina e alle gare
gastronomiche. Tra le tante proposte di qualità non manca però anche qualche
rischio.
Facendo zapping col telecomando, è difficile
non trovare qualcuno con le mani in pasta. Sarà che gli italiani sono un popolo
di buongustai e sarà pure che una delizia tira l’altra, ma l’esercito dei cuochi in
tv
sembra proprio inarrestabile. E ce n’è per tutti i gusti: si va dalla preparazione
di ricette, ai consigli culinari
fin’anche alle gare gastronomiche.
Così
capita di imbattersi in casi di torte multistrato decorate al millimetro, in
chef autori di raffinatezze per palati delicati oppure in appassionati di
cucina etnica... Ma che siano cucine da incubo oppure da veri masterchef la zuppa non
cambia: i fornelli
fanno audience e i programmi culinari spopolano.
Tutto è
cominciato una decina di anni fa con Gambero Rosso Channel, il primo canale tematico di cucina in Europa, che ha
subito introdotto una rubrica di ricette firmata Laura Ravaioli, un po’ più di
una buona massaia che ha lavorato in mezzo mondo per gli alberghi più
prestigiosi del globo. Inutile dire che è stato un successone e che il
programma è stato mandato in onda per ben undici anni consecutivi.
Poi è stata la volta
de La
prova del cuoco di Antonella Clerici strategicamente piazzato all’ora di
pranzo per far venire l’acquolina in bocca al pubblico attratto dalla sfida tra
le due squadre rosso o verde peperone. Spadellare davanti a una telecamera fa
gola a tanti perché è un ottimo trampolino di lancio: la giornalista Benedetta Parodi ha scalato le
classifiche in libreria solo grazie alla rubrica Cotto e Mangiato trasmessa dopo il
telegiornale.
Ovviamente
non mancano programmi
pensati per i piccoli in cui mini-chef apprendono l’arte della buona cucina. E assaporando un
po’ da un canale e un po’ da un altro si rischia di passare dalla padella alla
brace. Come nel caso di MasterChef dove tre giudici non di rado buttano via il piatto del concorrente se è
bruciacchiato, chiamandolo quando va bene “un mangiare da cane”.
Le nonne,
vere autorità nel campo delle porzioni abbondanti – e del «se anche la pasta è
stracotta, si mangia lo stesso» – sicuramente avrebbero qualcosa da dire
davanti a pesci tagliati a fettine invisibili e presentati perfetti su piatti bianchissimi di design.
Chef-mania
Eppure la
mania si diffonde a macchia d’olio. Tanto che le iscrizioni dei ragazzi all’istituto
alberghiero – proprio in questi ultimi dieci anni – sono aumentate moltissimo, col
risultato che le cucine delle scuole per fare esercitazione esplodono e molti
presidi non sanno più che pesci pigliare.
Ovviamente
poi nei ristoranti cinque stelle degli chef televisivi è praticamente
impossibile fare una prenotazione. E oltre al fatto che la cena dura quattro
ore e non puoi scegliere cosa mangiare, il conto costa pure un occhio della testa. Meglio dunque lasciarli cuocere un po’
nel loro brodo...
Guarda cosa ti cucino
Intanto
lontano dai riflettori qualcuno tenta i clienti nei modi più disparati. Ci
sono, per esempio, cuochi
che lavorano in strada, precisamente a bordo di camioncini attrezzati che si spostano di qua e
di là sfornando specialità. È il caso del “Camion che fuma” di Kristin Frederick, californiana ma titolare di un diploma da
chef in Francia, davanti al quale ogni giorno si trovano
decine e decine di parigini in coda per un hamburger. Panino e patatine in
strada sono un abbinamento semplice e molto americano: ma forse è proprio
perché qui sembra un po’ strano che piace ai francesi. Ogni giorno Kristin
dalla sua pagina Facebook e dal suo profilo Twitter dà appuntamento in un luogo
diverso della città e ogni volta è in buona compagnia.
A Berlino invece professionisti di alta cucina si sono nascosti
tra le bancarelle del tradizionale
mercato di Kreuzberg per sfornare piatti e stuzzichini di alta qualità, ma rigorosamente take
away. Infine attirano i locali dello slow food, dove tutto viene cucinato in una padella che sul fuoco
non supera i 95° allungando moltissimo i tempi di cottura ma anche esaltando i
sapori.
Siamo alla frutta
A fare le
spese della novità a tutti i costi sono senz’altro le cose normali. E c’è anche chi lancia l’allarme: intere
categorie di prodotti che non piacciono agli chef rischiano di scomparire dai ristoranti! In cima alla lista nera,
anche se di solito si mangia per ultima, è la frutta che anche nei menu cede il
passo alla lista dei dolci. E non è solo perché una mela può
sfigurare davanti a un gelato al cioccolato... piuttosto è un’abitudine persa
da quando in pieno inverno mangiamo frutti di bosco, che però non sanno di
niente e quindi non ci invogliano a ingoiarli. Colpevole è anche il galateo che impone di sbucciare con le posate persino una pesca
quando si è fuori a cena, il che è una faticaccia oltre che una possibile
figuraccia.
Ma
fragole e mandarini non sono gli unici ad essere alla frutta. Infatti rischia
di passare di moda persino la bevanda culto di una
generazione, la
mitica Coca-Cola. Si vende così poco in Italia che ha chiuso persino uno degli
stabilimenti nazionali (quello di Gaglianico, vicino a Biella) che si occupa
dell’imbottigliamento della bibita.
Sicuramente
gli stipendi bassi e la disoccupazione tolgono dal carrello i prodotti non fondamentali. Ma c’è dell’altro: l’attenzione al
mangiar sano e la nascita di nuovi drink energetici mettono in croce la Cola-Cola. Guarda
caso l’unico prodotto del marchio che continua ad andare forte è la Coca-Cola Zero , a
basso contenuto di zuccheri. In più ci si è messa la concorrenza, con la scoperta in Thailandia, da parte
di un signore austriaco, della ricetta magica di quella che oggi è la Red Bull. La Coca-Cola ce la sta
mettendo tutta: recentemente ha pure cambiato per un periodo la veste della
celebre lattina ispirandosi alla moda dei decenni passati con pois e
fiocchetti. Ma il declino sembra inarrestabile.
Sbagliando si mangia
E se
anche la celeberrima Cola-Cola rischia di sgasarsi, forse pure tutto lo
spadellare chic e poco pratico degli chef in tv o nei ristoranti di gran classe
non è altro che una
moda del momento. In molti l’hanno già capito e gioiscono dei loro errori ai fornelli. Tanto che – bando alla vergogna – postano
il disastro del momento sul social network Pinterest. Così si trovano salatini
con wurstel esplosi, pasta agglomerata e torte sbriciolate... L’obiettivo
ovviamente è di guadagnarsi un posto tra le ricette peggiori. Perché poi non è detto che dallo sbaglio di un cuoco
non salti fuori un capolavoro. <