Una notizia tutta da ridere
cinema di Paolo Morelli Una notizia tutta da ridere Si ricompone la squinternata squadra di giornalisti vista nel primo film. E t...
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di Paolo
Morelli
Una notizia
tutta da ridere
Si ricompone la
squinternata squadra di giornalisti vista nel primo film. E tra una battuta e
l’altra, affiora la critica alla tv spazzatura.
Quando uscì nel 2004, Anchorman
di Adam McKay stupì per le sue potenzialità comiche e al tempo stesso
avvincenti. Una commedia divertente e originale che teneva lo spettatore
attaccato allo schermo dall’inizio alla fine grazie al carisma di Will
Ferrell.
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Will Ferrell è il mattatore della pellicola |
Il 46enne
californiano è un vero maestro della risata ed è noto al grande pubblico
per film come Austin Powers, Zoolander, Starsky & Hutch
o Megamind, ma le sue interpretazioni sono numerose. Nel tempo si è specializzato nei ruoli umoristici,
che spesso sembrano ritagliati su di lui.
Dieci anni fa, diretto da Adam McKay, Ferrell vestì i panni di Ron
Burgundy, rampante cronista statunitense in lotta con le notizie e con gli
indici d’ascolto. Oggi l’impresa si ripete con lo stesso sodalizio che unisce
la regia di McKay e l’estro di Ferrell: i due hanno scritto insieme sia Anchorman
che Anchorman 2, in uscita nelle sale italiane per l’estate.
Un team comico vincente
Ron
Burgundy torna in pista e questa volta lo fa in grande, accettando una proposta
di lavoro da parte della GNN – Global News Network – , che lo porta a New York
per maneggiare notizie 24 ore su 24. Sette anni dopo aver sposato Veronica
Corningstone (Christina Applegate – Friends, Heroes, Mars
Attacks!), l’opportunità professionale cambia la vita di Ron.
In poco
tempo, il conduttore tv mette insieme la sua vecchia équipe di reporter
d’assalto con il cronista sportivo Champ Kind (David Koechner – American
Dad!, Final Destination 5, Hannah Montana), l’esperto di
storie di costume Brian Fantana (Paul Rudd – Robot Chicken, Romeo
+ Juliet, Una notte al museo) e il meteorologo Brick Tamland
(Steve Carrell – Cattivissimo Me, The Way Way Back, 40 anni
vergine). La “crew” del primo film, e della prima avventura, si ricompone e
punta in alto, a bordo di un canale televisivo via cavo che raggiunge
gli spettatori di tutto il mondo.
Incompetenti
nel piccolo schermo
Distribuito
da Paramount Pictures e prodotto da Gary Sanchez e Judd Apatow, Anchorman 2
fa seguito al boom del 2004 che ha posizionato il prodotto di McKay e Ferrell
tra le commedie di successo, anche se l’idea di un sequel nasce solo nel
2010.
«La sfida per noi – hanno spiegato i due autori – stava nel creare
qualcosa che avesse la stessa atmosfera, che rendesse omaggio a degli elementi
del primo film, ma che desse anche la sensazione di una storia completamente
nuova, che fosse altrettanto soddisfacente e apparisse totalmente
differente. Una storia che stia in piedi da sola, senza che sia necessario aver
visto il primo film. Il 70% dei sequel non sono all’altezza della prima
pellicola, soprattutto perché manca l’elemento sorpresa, la gente sa cosa
aspettarsi».
Nel secondo film, infatti, l’aspetto di “novità” tipico di ogni nuova
uscita è tralasciato volutamente: i personaggi e gli attori sono gli stessi,
cambia la storia perché, da cronista di provincia, Ron Burgundy passa al
pubblico internazionale. La distanza temporale ha aiutato a rendere questo
cambiamento molto più realistico, come a ricalcare una possibile carriera di un
qualunque conduttore televisivo americano.
L’ambiente dei canali all news si è rivelato ideale per Burgundy e
il suo team, all’interno di una realtà che è ossessionata dal “riempimento
degli spazi” ed è disposta a farlo anche a costo di mandare in onda dei completi
incapaci. Gli autori prendono a esempio la CNN , che nel momento in cui ha avuto bisogno di
offrire news sempre fresche per 24 ore al giorno si sono trasformate in un
contenitore eterogeneo di competenze, forse, un po’ troppo rarefatte.
«Avevano
bisogno di gente per riempire il tempo, ogni ora del giorno – ha
rivelato Ferrell – . E abbiamo pensato che questo fosse un incredibile mondo in
cui infilare questi tipi. Sono degli incompetenti, ma Ron Burgundy ha
abbastanza carisma da renderli sufficientemente accettabili alle due di notte».
Continua
Ferrell: «Con la scomparsa della Fairness Doctrine, cioè della
regolamentazione dei notiziari televisivi, i media peggiorarono. Fu allora che
cominciarono le prime notizie spazzatura, come la storia di Pee-Wee
Herman (prima storia di gossip diffusa in massa dal giornalismo statunitense, ndr)
e negli anni Novanta la storia di OJ Simpson (il campione di football americano
fu processato per omicidio e le udienze trasmesse in diretta nazionale, ndr).
I
notiziari non avevano più alcuna funzione. Così abbiamo pensato che era bello
presentare un dilemma morale: cerchi gli indici di ascolto o fai quello
che è giusto? È perfetto per Burgundy, perché già alla prima lui fallirà la
prova morale».
Al di là
di battute, ironia e comicità, dietro alla sceneggiatura di questo film (anzi,
di questi due film) c’è una critica al mondo dell’informazione, che
negli ultimi trent’anni ha subito un grandissimo cambiamento con l’affermazione
della televisione. La rapidità tipica del mezzo ha imposto una conseguente
velocizzazione nella produzione delle notizie, con l’aumento esponenziale delle
“fasce morte”.
Del
resto, se in alcuni momenti non ci sono cose da dire, che si fa? La soluzione è
arrivata grazie al cosiddetto infotainment, che consiste nella
presentazione delle informazioni in maniera più brillante, molto più vicina al talk
show che al telegiornale.
Di per sé
sarebbe una grande opportunità per il mondo del giornalismo, che ha uno
strumento in più per comunicare con il pubblico, ma esso richiede un
maggiore lavoro redazionale. Con i tempi stretti, si finisce spesso per
riempire di fuffa pezzi e servizi, chiamando
a lavorare anche personaggi che poco avrebbero a che vedere con il giornalismo,
purché si “riempiano gli spazi”.
Ron
Burgundy rappresenta proprio questo mondo, dove lo spettacolo supera
l’informazione ed è molto più importante intrattenere lo spettatore (o il
lettore) anziché informarlo. Il lato comico di questo mondo è enfatizzato
dall’intelligenza del duo Ferrell-McKay, che attraverso l’ironia riescono a
proporre una corrosiva analisi della realtà televisiva all news.
«Abbiamo tutti la stessa mentalità comica, è semplicemente fantastico –
ha raccontato Ferrell – . Siamo molto creativi a fare gli scemi. Quando noi
quattro (gli attori principali, ndr) entriamo nella stessa scena, siamo
eccitati nell’attesa di sentire quello che l’altro dirà e intanto cerchiamo di
pensare a una battuta che lo sorpasserà. Ma allo stesso tempo sappiamo
ascoltare, e questo è qualcosa che molta gente non fa nel mondo della
commedia. Se qualcuno ha un’idea vincente, la seguiamo».
Il “news
team”, composto dai quattro cronisti che calcano la scena durante il film, è in
realtà una squadra di improvvisatori: nella migliore tradizione del
teatro di improvvisazione riescono a imbastire scene strepitose anche senza
copione, semplicemente assecondandosi e ispirandosi a vicenda. Una miscela
esplosiva che difficilmente delude. <
Will Ferrell è nato nel 1967 a Newport Beach in California e, come
molti attori comici statunitensi, ha raggiunto in breve una grande fama grazie
alla partecipazione al programma Saturday Night Live, varietà di
intrattenimento che va in onda il sabato sera sulla NBC. Con il suo esordio sul
grande schermo si è consacrato come parte del panorama umoristico americano,
soprattutto dopo il film Zoolander (2001). In quel momento è entrato nel gruppo non
ufficiale di attori americani denominato “Frat Pack” che comprende, fra gli
altri, Ben Stiller, Jack Black e Owen Wilson.
Il successo nei panni di Ron Burgundy in Anchorman arriva proprio
come membro di questa “confraternita”. Un film “Frat Pack” deve contenere almeno
due membri
del gruppo e avere «una certa connotazione comica». Tra i registi che hanno
lavorato a diverse pellicole di questo genere, e che vengono considerati
affiliati al gruppo, ci sono Wes Anderson, Judd Apatow (produttore di Anchorman e Anchorman
2) e
naturalmente Adam McKay.