Ti voglio, sei mia, tecnologia
società di Elena Giordano Tra smartphone, tablet, tv e pc Ti voglio, sei mia, tecnologia La tecno-strumentazione che ci circonda...
https://www.dimensioni.org/2014/08/ti-voglio-sei-mia-tecnologia.html
società
Tra
smartphone, tablet, tv e pc
Ti voglio, sei mia, tecnologia
La tecno-strumentazione che ci circonda cambia il nostro
modo di vivere e di relazionarci. Davvero bisogna vivere senza tecnologia, per
essere felici? No. Basta non esagerare nell’uso.
“Pronto? Sì, un attimo, arrivo, finisco di rispondere alla mail, chiudo
la chat, spengo Google e la musica e ti rispondo…” (Andrea che parla con sua
mamma al telefono).
L’uso che
tutti facciamo della tecnologia ha avuto negli ultimi anni un’impennata
impressionante. Al punto che pensare a quanto accadeva “prima” fa quasi
ridere. Fino a 10 anni fa il computer navigava lentamente. Col telefonino si
telefonava, stop. La televisione aveva un numero limitato di canali. La musica
si ascoltava con un certo apparecchio, prima fermo in casa, poi “mobile” e
dotato di cuffie. La radio trasmetteva le canzoni in modo push (senza
che l’ascoltatore potesse scegliere).
Ciascuno
di questi strumenti lavorava in autonomia. Le persone si parlavano spesso senza
che nessun device (cioè apparecchio) tecnologico si mettesse in mezzo.
La vita era proprio un’altra cosa, però era ugualmente intensa,
divertente. Si rideva e si piangeva. Ci si amava e ci si lasciava.
Oggi qualcosa è cambiato. Le persone sono sempre le persone, non sono
spuntate le antenne o la coda. Ma il modo di stare “nel mondo” è
completamente diverso.
Vediamo
cosa dicono i sapientoni. Ci sono due termini che sono di gran moda: nativi digitali
e “convergenza”.
Lo smartphone
al posto del ciucciotto
I nativi
digitali non sono una razza selezionata di combattenti; non sono dotati di
superpoteri. Sono persone – siete voi – che fanno un uso spinto della
tecnologia, perché la possiedono e ne hanno dimestichezza sin da quando sono
piccoli.
Oggi non
stupisce nessuno vedere che un bambino di nemmeno 3 anni trova il tasto per
accendere lo smartphone e allarga con due ditine cicciotte lo schermo per
vedere bene un’immagine. I bambini sono “spugne intelligenti”, osservano e
ripetono: in casa girano almeno tre telefoni, sei telecomandi, tablet e
ogni altro strumento di metallo e plastica. Volete che non siano più bravi
degli adulti?
Questa è
un gran dote, una abilità speciale. Una specie di “evoluzione” del
genere umano. C’è da rimanerne affascinati.
Tutto insieme
Avere musica, informazioni, possibilità di dialogare con gli amici,
video, interazione… tutto insieme, genera il fenomeno della convergenza.
Anche della testa. Cioè? Fateci caso. Seduti sul divano avete: televisione
accesa che trasmette una serie Tv che vi piace; portatile sulle gambe, con
aperto un video di YouTube, una chat per parlare con i compagni di scuola. Il
telefono invia foto con WhatsApp. Siete, cioè, multitasking, e
concentrate anche su un solo device più funzioni. Addirittura,
basterebbe un solo smartphone per governare il pianeta…
Tutto bello?
Ah, che
bellezza, non dover spulciare tra libri polverosi per cercare le cause della
Rivoluzione Francese, o una citazione di Oscar Wilde. Che bello poter
contattare gli amici in un secondo, senza chiamarli, cercarli. Che bello condividere
con gli altri un’esperienza che si sta vivendo, in real time: “Ciao,
sono al concerto di Vasco, ecco la foto!”. Che felicità poter accedere
gratuitamente a tutte le canzoni del mondo, a tutte le notizie del mondo. Anzi,
spesso il mondo sembra davvero troppo piccolo, perché la sete di sapere
dell’essere umano è infinita e non si placa.
Tutto
bello? Dal punto di vista della conoscenza, sì. Oggi, rispetto a 20 anni fa, le
“fonti di approvvigionamento del cervello” sono praticamente infinite. Si
possono davvero imparare molte più cose, in semplicità (cioè senza fare il giro
delle biblioteche). Però… c’è un però. Nessuno se ne accorge – perché tutti vi
siamo immersi – ma sta cambiando il modo di imparare, sapere, conoscere
e trasmettere.
Per
esempio? Tutto è diventato più veloce: nessuno ha più voglia di attendere. Le
persone, le informazioni, devono essere a disposizione ORA. Il modo di
ricercare – per esempio sui motori web – ci fornisce sì miliardi di
informazioni, che però non sono mai approfondite. In una parola: l’approfondimento
ci va stretto.
Inoltre, essendo un cervello meccanico a scegliere per noi, non sempre le
notizie a cui attingiamo sono vere… perché il web è il regno del “ciascuno fa
come vuole”, quindi è zeppo di errori e bufale.
Altro
problemino: non accettiamo più di stare soli. Soli senza cellulare
connesso, senza musica alle orecchie, senza possibilità di navigare. Soli non
esistiamo, perché è il contatto con gli altri che determina la nostra vita.
Ecco perché bisogna fare attenzione: in realtà non stiamo tutti –
il pianeta intero – sbagliando strada. Abbiamo però cambiato scarpe da
ginnastica, e la nostra andatura si è fatta diversa.
Quindi che fare?
Ciascuno
di noi ha due strade da poter percorrere. Fare finta di niente, oppure
riprendere le redini dei device e imparare a cavalcare in modo corretto.
Nel primo caso… se vi lasciate cullare dalla tecnologia, lei vi accompagnerà e vi
aiuterà, vi accarezzerà e voi vi ritroverete innamorati persi, drogati. Come
quegli adulti che vanno in giro con il cellulare in mano, come se Mr
President Obama dovesse chiamarli da un momento all’altro per salvare il
pianeta da una catastrofe imminente. Ridicoli.
Inizierete
a mangiare chattando, parlare guardando la Tv. Farete tutto
insieme, ma tutto male. Non perché non avete le migliori intenzioni, ma
perché il multitasking, portato all’esagerazione, fa esplodere il
cervello.
Nel secondo caso… nessuno vi dice di buttare via gli
strumenti di comunicazione e interazione che possedete. Anzi. Si tratta solo di
decidere chi comanda: noi o loro? Pensate: può esistere un
pomeriggio senza Facebook, una serata senza la chat. Persino una giornata
intera senza Pc o Tv, o tablet nello zaino.
Facciamo
un esempio: siete nel più importante museo del mondo, scegliete voi quale.
Prima di arrivare avete studiato a casa – su Pc – i quadri più belli su cui
soffermarvi. Ora avete nelle orecchie l’audioguida e magari un QRCode su ogni
opera vi rimanda alla spiegazione sullo smartphone. Ma solo i vostri occhi
vi permettono di ammirare i quadri presenti. Tutta la tecnologia del mondo è un
supporto, un aiuto, ma solo la vostra persona arriva là dove gli strumenti non
arrivano: al cuore delle cose.
Altro
esempio, molto più romantico. Avete conosciuto una persona, iniziate a
scrivervi e a mandarvi gli sms. Lei vi posta le foto della giornata, voi
rispondete con cuoricini e battute simpatiche. Insieme guardate i video
musicali che vi piacciono e consultate il tablet per sapere quale pizzeria è
aperta. Ma niente sostituirà mai le vostre mani che s’intrecciano, il
profumo dell’altra persona, il colore dei suoi occhi che vi colpisce e vi
lascia senza fiato.
Ecco
perché è arrivato il momento di dire: «Cara tecnologia, ti comando io. E
magari scelgo anche di spegnerti, ogni tanto, altrimenti rischio di perdermi le
cose belle della vita, quelle insostituibili».
E se a qualcuno venisse in mente: «Se non sono connesso perdo tutti gli
amici»? No problem, nel senso che gli amici non si misurano per la quantità
di ore passate in chat.
È vero che è essenziale far parte del proprio gruppo, ma un conto sono le
persone, un conto è la tecnologia. Con gli amici veri si parla anche senza
l’uso dei device. Provare per credere, come diceva una vecchia
pubblicità della vecchia Tv di un tempo.<
Dove stiamoandando?
Le persone, in Italia…
si connettono a
Internet usando sempre di più lo smartphone e il tablet, e sempre meno
il Pc;
moltissimi
giovani si collegano almeno una volta al giorno a Facebook e almeno una volta
alla settimana a YouTube;
mentre guardano
la Tv , le persone
hanno il Pc acceso (che presto verrà sostituito dal tablet);
gli adolescenti
– voi – navigano in media 2 ore al giorno su Internet.
Facciamo finta che…
La tecnologia
abbia preso il sopravvento. Proviamo a sceneggiare un “corto” per il cinema.
Protagonisti: voi e la
famiglia.
Scenografia: la cucina di
casa.
Tempo: presente.
Musica: nessuna.
Colori: vivaci, fuori
è una bella giornata.
Ciak,
azione: tutti seduti a tavola. La pastasciutta è nei piatti. Papà controlla le
mail di lavoro al tablet. La mamma prende appuntamento con le amiche per il
pomeriggio usando la chat e il portatile. Voi state organizzando il lavoro di
gruppo messaggiando su FB, mentre vostro fratello ascolta la musica e nel
frattempo consulta il sito dell’università.
Rumori: silenzio.
Ciascuno fa per sé.
Dialogo: zero.
Scena
successiva: tutti si alzano, spreparano e se ne vanno. Fuori c’è il
sole, ma nessuno se n’è accorto.