Ti voglio, sei mia, tecnologia

società di Elena Giordano Tra smartphone, tablet, tv e pc Ti voglio, sei mia, tecnologia La tecno-strumentazione che ci circonda...

società
di Elena Giordano

Tra smartphone, tablet, tv e pc
Ti voglio, sei mia, tecnologia
La tecno-strumentazione che ci circonda cambia il nostro modo di vivere e di relazionarci. Davvero bisogna vivere senza tecnologia, per essere felici? No. Basta non esagerare nell’uso.

“Pronto? Sì, un attimo, arrivo, finisco di rispondere alla mail, chiudo la chat, spengo Google e la musica e ti rispondo…” (Andrea che parla con sua mamma al telefono).
L’uso che tutti facciamo della tecnologia ha avuto negli ultimi anni un’impennata impressionante. Al punto che pensare a quanto accadeva “prima” fa quasi ridere. Fino a 10 anni fa il computer navigava lentamente. Col telefonino si telefonava, stop. La televisione aveva un numero limitato di canali. La musica si ascoltava con un certo apparecchio, prima fermo in casa, poi “mobile” e dotato di cuffie. La radio trasmetteva le canzoni in modo push (senza che l’ascoltatore potesse scegliere).
Ciascuno di questi strumenti lavorava in autonomia. Le persone si parlavano spesso senza che nessun device (cioè apparecchio) tecnologico si mettesse in mezzo. La vita era proprio un’altra cosa, però era ugualmente intensa, divertente. Si rideva e si piangeva. Ci si amava e ci si lasciava.
Oggi qualcosa è cambiato. Le persone sono sempre le persone, non sono spuntate le antenne o la coda. Ma il modo di stare “nel mondo” è completamente diverso.
Vediamo cosa dicono i sapientoni. Ci sono due termini che sono di gran moda: nativi digitali e “convergenza”.

Lo smartphone
al posto del ciucciotto
I nativi digitali non sono una razza selezionata di combattenti; non sono dotati di superpoteri. Sono persone – siete voi – che fanno un uso spinto della tecnologia, perché la possiedono e ne hanno dimestichezza sin da quando sono piccoli.
Oggi non stupisce nessuno vedere che un bambino di nemmeno 3 anni trova il tasto per accendere lo smartphone e allarga con due ditine cicciotte lo schermo per vedere bene un’immagine. I bambini sono “spugne intelligenti”, osservano e ripetono: in casa girano almeno tre telefoni, sei telecomandi, tablet e ogni altro strumento di metallo e plastica. Volete che non siano più bravi degli adulti?
Questa è un gran dote, una abilità speciale. Una specie di “evoluzione” del genere umano. C’è da rimanerne affascinati.

Tutto insieme
Avere musica, informazioni, possibilità di dialogare con gli amici, video, interazione… tutto insieme, genera il fenomeno della convergenza. Anche della testa. Cioè? Fateci caso. Seduti sul divano avete: televisione accesa che trasmette una serie Tv che vi piace; portatile sulle gambe, con aperto un video di YouTube, una chat per parlare con i compagni di scuola. Il telefono invia foto con WhatsApp. Siete, cioè, multitasking, e concentrate anche su un solo device più funzioni. Addirittura, basterebbe un solo smartphone per governare il pianeta…
Tutto bello?
Ah, che bellezza, non dover spulciare tra libri polverosi per cercare le cause della Rivoluzione Francese, o una citazione di Oscar Wilde. Che bello poter contattare gli amici in un secondo, senza chiamarli, cercarli. Che bello condividere con gli altri un’esperienza che si sta vivendo, in real time: “Ciao, sono al concerto di Vasco, ecco la foto!”. Che felicità poter accedere gratuitamente a tutte le canzoni del mondo, a tutte le notizie del mondo. Anzi, spesso il mondo sembra davvero troppo piccolo, perché la sete di sapere dell’essere umano è infinita e non si placa.
Tutto bello? Dal punto di vista della conoscenza, sì. Oggi, rispetto a 20 anni fa, le “fonti di approvvigionamento del cervello” sono praticamente infinite. Si possono davvero imparare molte più cose, in semplicità (cioè senza fare il giro delle biblioteche). Però… c’è un però. Nessuno se ne accorge – perché tutti vi siamo immersi – ma sta cambiando il modo di imparare, sapere, conoscere e trasmettere.

Per esempio? Tutto è diventato più veloce: nessuno ha più voglia di attendere. Le persone, le informazioni, devono essere a disposizione ORA. Il modo di ricercare – per esempio sui motori web – ci fornisce sì miliardi di informazioni, che però non sono mai approfondite. In una parola: l’approfondimento ci va stretto.
Inoltre, essendo un cervello meccanico a scegliere per noi, non sempre le notizie a cui attingiamo sono vere… perché il web è il regno del “ciascuno fa come vuole”, quindi è zeppo di errori e bufale.
Altro problemino: non accettiamo più di stare soli. Soli senza cellulare connesso, senza musica alle orecchie, senza possibilità di navigare. Soli non esistiamo, perché è il contatto con gli altri che determina la nostra vita.
Ecco perché bisogna fare attenzione: in realtà non stiamo tutti – il pianeta intero – sbagliando strada. Abbiamo però cambiato scarpe da ginnastica, e la nostra andatura si è fatta diversa.

Quindi che fare?

Ciascuno di noi ha due strade da poter percorrere. Fare finta di niente, oppure riprendere le redini dei device e imparare a cavalcare in modo corretto.
Nel primo caso… se vi lasciate cullare dalla tecnologia, lei vi accompagnerà e vi aiuterà, vi accarezzerà e voi vi ritroverete innamorati persi, drogati. Come quegli adulti che vanno in giro con il cellulare in mano, come se Mr President Obama dovesse chiamarli da un momento all’altro per salvare il pianeta da una catastrofe imminente. Ridicoli.
Inizierete a mangiare chattando, parlare guardando la Tv. Farete tutto insieme, ma tutto male. Non perché non avete le migliori intenzioni, ma perché il multitasking, portato all’esagerazione, fa esplodere il cervello.

Nel secondo caso… nessuno vi dice di buttare via gli strumenti di comunicazione e interazione che possedete. Anzi. Si tratta solo di decidere chi comanda: noi o loro? Pensate: può esistere un pomeriggio senza Facebook, una serata senza la chat. Persino una giornata intera senza Pc o Tv, o tablet nello zaino.
Facciamo un esempio: siete nel più importante museo del mondo, scegliete voi quale. Prima di arrivare avete studiato a casa – su Pc – i quadri più belli su cui soffermarvi. Ora avete nelle orecchie l’audioguida e magari un QRCode su ogni opera vi rimanda alla spiegazione sullo smartphone. Ma solo i vostri occhi vi permettono di ammirare i quadri presenti. Tutta la tecnologia del mondo è un supporto, un aiuto, ma solo la vostra persona arriva là dove gli strumenti non arrivano: al cuore delle cose.
Altro esempio, molto più romantico. Avete conosciuto una persona, iniziate a scrivervi e a mandarvi gli sms. Lei vi posta le foto della giornata, voi rispondete con cuoricini e battute simpatiche. Insieme guardate i video musicali che vi piacciono e consultate il tablet per sapere quale pizzeria è aperta. Ma niente sostituirà mai le vostre mani che s’intrecciano, il profumo dell’altra persona, il colore dei suoi occhi che vi colpisce e vi lascia senza fiato.
Ecco perché è arrivato il momento di dire: «Cara tecnologia, ti comando io. E magari scelgo anche di spegnerti, ogni tanto, altrimenti rischio di perdermi le cose belle della vita, quelle insostituibili».
E se a qualcuno venisse in mente: «Se non sono connesso perdo tutti gli amici»? No problem, nel senso che gli amici non si misurano per la quantità di ore passate in chat.
È vero che è essenziale far parte del proprio gruppo, ma un conto sono le persone, un conto è la tecnologia. Con gli amici veri si parla anche senza l’uso dei device. Provare per credere, come diceva una vecchia pubblicità della vecchia Tv di un tempo.<


Dove stiamoandando?
Le persone, in Italia…
si connettono a Internet usando sempre di più lo smartphone e il tablet, e sempre meno il Pc;
moltissimi giovani si collegano almeno una volta al giorno a Facebook e almeno una volta alla settimana a YouTube;
mentre guardano la Tv, le persone hanno il Pc acceso (che presto verrà sostituito dal tablet);
gli adolescenti – voi – navigano in media 2 ore al giorno su Internet.

Facciamo finta che…
La tecnologia abbia preso il sopravvento. Proviamo a sceneggiare un “corto” per il cinema.
Protagonisti: voi e la famiglia.
Scenografia: la cucina di casa.
Tempo: presente.
Musica: nessuna.
Colori: vivaci, fuori è una bella giornata.
Ciak, azione: tutti seduti a tavola. La pastasciutta è nei piatti. Papà controlla le mail di lavoro al tablet. La mamma prende appuntamento con le amiche per il pomeriggio usando la chat e il portatile. Voi state organizzando il lavoro di gruppo messaggiando su FB, mentre vostro fratello ascolta la musica e nel frattempo consulta il sito dell’università.
Rumori: silenzio. Ciascuno fa per sé.
Dialogo: zero.

Scena successiva: tutti si alzano, spreparano e se ne vanno. Fuori c’è il sole, ma nessuno se n’è accorto.

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