Ecosistema di menti brillanti

lavoro di Claudia Strà   Un modello vincente importato dagli USA Ecosistema  di menti brillanti Il Talent Garden, nato dalla pa...

lavoro
di Claudia Strà
 
Un modello vincente importato dagli USA
Ecosistema 
di menti brillanti
Il Talent Garden, nato dalla passione e dalla genialità di un ventenne, è una rete per apprendere a lavorare condividendo le risorse. Con un calendario di eventi continuamente
in divenire.

 Novecentomila, secondo una recente comunicazione dell’Unione Europea, sono i posti vacanti per mancanza di competenze digitali. E mentre ci si chiede di quali mestieri si tratti e da qualche parte si avanzano le ipotesi più fantasiose (il cuoco “chimico”, il pilota di droni, il disintossicatore digitale o il manager della morte digitale), c’è chi propone semplicemente di prendere in seria considerazione proprio quelle abilità che i più trascurano o riducono a una funzione puramente ludica. Di quelle abilità, invece, ci si può servire per incrementare il successo nella professione, oppure con esse costruire, se si vuole, il proprio lavoro.

L’idea del Talent Garden
È nata così l’idea di un campus del digitale, un co-working, ma anche un giardino dei talenti. Talent Garden (detto anche sinteticamente Tag) è una rete che collega otto centri di coworking (lavoro in condivisione) in altrettante città italiane: Brescia, Bergamo, Padova, Milano, Torino, Pisa, Genova, Bari.
L’ha creata Davide Dattoli, che la passione per il digitale l’ha sviluppata da ragazzo, prima al liceo scientifico della sua città, Brescia, poi attraverso esperienze come la creazione di un sito web di successo per promuovere il ristorante dei suoi genitori, il “Castello Malvezza”, e la costituzione, in collaborazione con alcuni amici, di una società in grado di offrire alle aziende campagne pubblicitarie su social come Facebook e Viral Farm. Un’esperienza chiusa dopo un anno per la difficoltà di accordo tra i cofondatori (Davide era allora diciottenne), ma che preludeva a passi ulteriori: il digitale come propulsore per la promozione e lo sviluppo di un lavoro, non solo come professione squisitamente informatica.
Così, con il pensiero rivolto al mondo delle nuove professioni in ambito digitale e l’esigenza pratica di uno spazio di lavoro “creativo”, nasce a Brescia nel 2010 il primo Talent Garden: un ambiente di lavoro che prende spunto dai “co-working space” nati negli Stati Uniti, a San Francisco, e da lì diffusisi in tutto il mondo. Il co-working è un ambiente di lavoro aperto e rilassato, condiviso tra tante persone, che favorisce la collaborazione e lo scambio reciproco.
Il Tag di Brescia punta subito a caratterizzarsi per la sua attenzione al digitale, proponendosi come un vero e proprio campus, un giardino dei talenti, capace di attrarre giovani che già lavorano o sono interessati a lavorare in quel settore, sostenendoli anche nella formazione. Al Tag, non solo si affitta una scrivania in un ambiente – ufficio alternativo e dinamico, ma si può partecipare a eventi di formazione organizzati regolarmente, a incontri con personaggi noti del mondo digitale, si entra a far parte di una comunità di persone che fanno cose diverse ma legate dal filo conduttore delle tecnologie digitali.
Il modello del Tag si dimostra subito vincente, Dattoli pensa immediatamente a esportarlo in altre città trovando ovunque dei partner locali, e nell’arco di alcuni anni diventano otto le sedi italiane. E si comincia a pensare all’estero, prossima tappa New York.

Visita al centro di Milano
Il centro più grande in Italia è quello di Milano, a poca distanza dalla Stazione Centrale e a un passo dalla metropolitana rossa, fermata Rovereto.
È lì che, appena voltato l’angolo, si dimentica il traffico di Viale Monza e ci si trova avvolti in un silenzio che dilaga fra le palazzine e i capannoni della vecchia città e ci si imbatte in un portone chiuso le cui vetrate lasciano vedere l’interno. Lì incontro lo sguardo di Giorgio, che sta trasportando un proiettore e mi apre subito avvertendomi però che sono in anticipo sull’apertura e, quando gli dico che ho un appuntamento con Donatella Cambosu (cofondatrice del Tag Milano) esattamente fra un’ora, mi introduce in una singolare reception. Un’area verde con prato sintetico e veri tronchi di betulla bianchi, qualche poltroncina ergonomica e due tavolini minuscoli su cui si trovano dépliant e piccole lampade. Un bigliardino, un grande logo sulla parete e, a destra, i nomi dei coworker, quelli che attualmente condividono gli spazi: designer, sviluppatori, curatori della comunicazione sui social web, media agency (cioè aziende che si occupano di comunicazione digitale) e start upper, così vengono chiamati tutti quei giovani che fondano o lavorano nelle aziende start-up di cui tanto si parla oggi. E che a Tag Milano sono presenti in gran numero. Le start-up altro non sono che giovanissime imprese innovative, solitamente impegnate in ambito tecnologico e web che hanno una caratteristica che le differenzia rispetto alle aziende più tradizionali: nell’arco di qualche anno possono nascere e morire o, nei casi fortunati, diventare molto grandi e famose, come Facebook insegna.
Lo spiega Donatella, al suo arrivo, quando, trovandomi in attesa, dà anche risposta alle mie domande più spontanee: perché il prato, perché il bigliardino, perché i mobili e le sculture e lo stesso banco della reception in cartone pressato?
«Non solo pressato, ma anche ignifugo e riciclato – precisa – e non unicamente per una scelta corretta sotto il profilo ecologico, ma anche perché ci sta a cuore il benessere di chi lavora in questo ambiente che vogliamo rilassante e stimolante».
Le installazioni e le sculture in cui si riconoscono alberi e animali (lo struzzo, il pellicano col pesce nel becco) sono vive a livello simbolico e richiamano l’idea di un ecosistema in cui ognuno è importante nella sua diversità e funzionale agli altri.
E il bigliardino? «Aiuta a staccare di quando in quando e a collegarsi meglio a chi ci lavora vicino. Qui i ritmi lavorativi sono spesso incalzanti e le sfide a bigliardino sono un bel gioco per fare pausa!».
Per staccare, e per il benessere, c’è, al piano seminterrato, una sala con l’occorrente per la pausa pranzo o per il caffè: frigorifero, microonde e macchinetta. È lì che, sedute a un tavolino in cartone su sedie di cartone, circondate da un’armonia di tonalità naturali, approfondiamo l’argomento.
«Chi viene qui – spiega Donatella – deve essere un professionista della digital industry, ma non è detto che sia un informatico nel senso più tradizionale.
La cosa che a noi piace sottolineare a coloro che vorrebbero entrare in Talent Garden è che qui non si affitta solo una scrivania, ma si aderisce a una community. È la community il punto di forza dei Talent Garden».
L’argomento è veramente interessante e chiediamo ancora.
«Qui si cresce insieme, e il reciproco supporto può avvenire solo se le persone fanno cose diverse ma non troppo lontane. Psicologie lavorative diverse ma in uno stesso ambito suscitano forte collaborazione, sinergie, progetti in comune. Un pubblicitario e un social media strategist, un grafico e un community manager, un giornalista e uno sviluppatore di applicazioni software, una startup che sviluppa un’applicazione per il turismo e un uomo marketing. Definiamo Talent Garden anche come passion working space perché ciò che accomuna tutti i nostri taggers, oltre al digitale, è la passione per ciò che fanno».

Il calendario eventi è in continuo divenire, la cosa migliore da fare per rimanere aggiornati su cosa succede nelle varie sedi dei Talent Garden è visitare il sito ufficiale www.talentgarden.it/< 

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