Ecosistema di menti brillanti
lavoro di Claudia Strà Un modello vincente importato dagli USA Ecosistema di menti brillanti Il Talent Garden, nato dalla pa...
https://www.dimensioni.org/2014/11/ecosistema-di-menti-brillanti.html
lavoro
di Claudia Strà
Un
modello vincente importato dagli USA
Ecosistema
di menti brillanti
Il Talent Garden, nato dalla passione e dalla genialità
di un ventenne, è una rete per apprendere a lavorare condividendo le risorse.
Con un calendario di eventi continuamente
in divenire.
Novecentomila, secondo una recente
comunicazione dell’Unione Europea, sono i posti vacanti per mancanza di
competenze digitali. E mentre ci si chiede di quali mestieri si tratti e da
qualche parte si avanzano le ipotesi più fantasiose (il cuoco “chimico”, il
pilota di droni, il disintossicatore digitale o il manager della morte
digitale), c’è chi propone semplicemente di prendere in seria considerazione
proprio quelle abilità che i più trascurano o riducono a una funzione
puramente ludica. Di quelle abilità, invece, ci si può servire per incrementare
il successo nella professione, oppure con esse costruire, se si vuole, il
proprio lavoro.
È nata così l’idea di un campus del digitale, un
co-working, ma anche un giardino dei talenti. Talent Garden (detto anche
sinteticamente Tag) è una rete che collega otto centri di coworking
(lavoro in condivisione) in altrettante città italiane: Brescia, Bergamo,
Padova, Milano, Torino, Pisa, Genova, Bari.
L’ha creata Davide Dattoli, che la passione per
il digitale l’ha sviluppata da ragazzo, prima al liceo scientifico della sua
città, Brescia, poi attraverso esperienze come la creazione di un sito
web di successo per promuovere il ristorante dei suoi genitori, il “Castello
Malvezza”, e la costituzione, in collaborazione con alcuni amici, di una
società in grado di offrire alle aziende campagne pubblicitarie su social come
Facebook e Viral Farm. Un’esperienza chiusa dopo un anno per la difficoltà di
accordo tra i cofondatori (Davide era allora diciottenne), ma che preludeva a passi
ulteriori: il digitale come propulsore per la promozione e lo sviluppo di
un lavoro, non solo come professione squisitamente informatica.
Così, con
il pensiero rivolto al mondo delle nuove professioni in ambito digitale e
l’esigenza pratica di uno spazio di lavoro “creativo”, nasce a Brescia
nel 2010 il primo Talent Garden: un ambiente di lavoro che prende spunto dai
“co-working space” nati negli Stati Uniti, a San Francisco, e da lì diffusisi
in tutto il mondo. Il co-working è un ambiente di lavoro aperto e rilassato,
condiviso tra tante persone, che favorisce la collaborazione e lo scambio
reciproco.
Il Tag di Brescia punta subito a caratterizzarsi per la
sua attenzione al digitale, proponendosi come un vero e proprio campus, un
giardino dei talenti, capace di attrarre giovani che già lavorano o sono
interessati a lavorare in quel settore, sostenendoli anche nella formazione. Al
Tag, non solo si affitta una scrivania in un ambiente – ufficio alternativo e
dinamico, ma si può partecipare a eventi di formazione organizzati
regolarmente, a incontri con personaggi noti del mondo digitale, si entra a far
parte di una comunità di persone che fanno cose diverse ma legate dal filo
conduttore delle tecnologie digitali.
Il modello del Tag si dimostra subito vincente, Dattoli
pensa immediatamente a esportarlo in altre città trovando ovunque dei
partner locali, e nell’arco di alcuni anni diventano otto le sedi italiane. E
si comincia a pensare all’estero, prossima tappa New York.
Il centro più grande in Italia è quello di Milano, a
poca distanza dalla Stazione Centrale e a un passo dalla metropolitana rossa,
fermata Rovereto.
È lì che, appena voltato l’angolo, si dimentica il
traffico di Viale Monza e ci si trova avvolti in un silenzio che dilaga fra le
palazzine e i capannoni della vecchia città e ci si imbatte in un portone
chiuso le cui vetrate lasciano vedere l’interno. Lì incontro lo sguardo di
Giorgio, che sta trasportando un proiettore e mi apre subito avvertendomi però
che sono in anticipo sull’apertura e, quando gli dico che ho un appuntamento
con Donatella Cambosu (cofondatrice del Tag Milano) esattamente fra
un’ora, mi introduce in una singolare reception. Un’area verde con prato
sintetico e veri tronchi di betulla bianchi, qualche poltroncina ergonomica e
due tavolini minuscoli su cui si trovano dépliant e piccole lampade. Un bigliardino,
un grande logo sulla parete e, a destra, i nomi dei coworker,
quelli che attualmente condividono gli spazi: designer, sviluppatori, curatori
della comunicazione sui social web, media agency (cioè aziende che si occupano
di comunicazione digitale) e start upper, così vengono chiamati
tutti quei giovani che fondano o lavorano nelle aziende start-up di cui tanto
si parla oggi. E che a Tag Milano sono presenti in gran numero. Le start-up
altro non sono che giovanissime imprese innovative, solitamente impegnate
in ambito tecnologico e web che hanno una caratteristica che le differenzia
rispetto alle aziende più tradizionali: nell’arco di qualche anno possono
nascere e morire o, nei casi fortunati, diventare molto grandi e famose, come
Facebook insegna.
Lo spiega Donatella, al suo arrivo, quando, trovandomi
in attesa, dà anche risposta alle mie domande più spontanee: perché il
prato, perché il bigliardino, perché i mobili e le sculture e lo stesso banco
della reception in cartone pressato?
«Non solo pressato, ma anche ignifugo e riciclato –
precisa – e non unicamente per una scelta corretta sotto il profilo ecologico,
ma anche perché ci sta a cuore il benessere di chi lavora in questo
ambiente che vogliamo rilassante e stimolante».
Le installazioni e le sculture in cui si riconoscono
alberi e animali (lo struzzo, il pellicano col pesce nel becco) sono vive a
livello simbolico e richiamano l’idea di un ecosistema in cui ognuno è
importante nella sua diversità e funzionale agli altri.
E il bigliardino? «Aiuta a staccare di quando in quando
e a collegarsi meglio a chi ci lavora vicino. Qui i ritmi lavorativi sono
spesso incalzanti e le sfide a bigliardino sono un bel gioco per fare pausa!».
Per
staccare, e per il benessere, c’è, al piano seminterrato, una sala con
l’occorrente per la pausa pranzo o per il caffè: frigorifero, microonde e
macchinetta. È lì che, sedute a un tavolino in cartone su sedie di cartone,
circondate da un’armonia di tonalità naturali, approfondiamo l’argomento.
«Chi viene qui – spiega Donatella – deve essere un
professionista della digital industry, ma non è detto che sia un
informatico nel senso più tradizionale.
La cosa che a noi piace sottolineare a coloro che
vorrebbero entrare in Talent Garden è che qui non si affitta solo una
scrivania, ma si aderisce a una community. È la community il punto di
forza dei Talent Garden».
«Qui si cresce insieme, e il reciproco supporto può avvenire solo se le
persone fanno cose diverse ma non troppo lontane. Psicologie lavorative
diverse ma in uno stesso ambito suscitano forte collaborazione, sinergie,
progetti in comune. Un pubblicitario e un social media strategist, un grafico e
un community manager, un giornalista e uno sviluppatore di applicazioni
software, una startup che sviluppa un’applicazione per il turismo e un uomo
marketing. Definiamo Talent Garden anche come passion working space perché
ciò che accomuna tutti i nostri taggers, oltre al digitale, è la
passione per ciò che fanno».
Il calendario eventi è in continuo divenire, la cosa
migliore da fare per rimanere aggiornati su cosa succede nelle varie sedi dei
Talent Garden è visitare il sito ufficiale www.talentgarden.it/<