La pappa pronta

Società  di Elena Giordano Quando la tecnologia è usata male La pappa pronta Le ricerche per la scuola? Oggi si completano...

Società 

di Elena Giordano

Quando la tecnologia è usata male

La pappa pronta

Le ricerche per la scuola? Oggi si completano sul web. Sarà il modo giusto? E cosa succede al cervello, se non scartabella più tra libri polverosi? E al desiderio di conoscenza?

  «Bene, ragazzi, per la prossima settimana dovete consegnare una relazione di 4000 battute che spieghi le reali cause della Rivoluzione Francese», dice la prof con il suo solito fare gentile (si fa per dire).
Gaia torna a casa tranquilla, non si tratta di un compito impossibile. Si consulta via WhatsApp con le compagne, accende il Pc e lo stereo (che vanno sempre in combinata) e inizia. Apre il motore di ricerca più famoso al mondo – Google – e digita, nella magica barra bianca: “Cause Rivoluzione Francese”: le escono decine di pagine, lei leggiucchia qua e là, poi inizia a scrivere.
Nel palazzo di fronte, invece, Riccardo utilizza un altro sistema: accende il Pc e lo stereo (ovviamente) e va direttamente sul portale più frequentato dagli studenti, quello nel quale tutti inseriscono le tesine già preparate, i riassunti… la pappa pronta, insomma. Trova la prima relazione e inizia a copiare.

Cosa sarebbe successo
qualche anno prima

Nello stesso quartiere, venti anni fa, uno studente qualunque, di fronte alla stessa richiesta, avrebbe agito in modo del tutto diverso. Sarebbe arrivato a casa, avrebbe acceso lo stereo e un computer gigantesco non connesso però a Internet, dunque “buono” solo per la scrittura.
Avrebbe di certo scartabellato tra i libri di casa, magari sull’enciclopedia dei genitori. Se non fosse riuscito a trovare le informazioni utili, avrebbe piantato tutto e si sarebbe recato in biblioteca, avrebbe preso qualche tomo, si sarebbe seduto e avrebbe iniziato a leggere per preparare quelle benedette tre facciate (al tempo l’idea delle battute non era molto in voga). Niente pappa pronta, per lui, solo lavoro di gomito e di ricerca.


Il cervello corre veloce

Cosa è successo? Niente di particolare: la tecnologia è diventata una facilitatrice e una “abilitatrice” di un sacco di attività. Niente spostamenti, zero interazione con gli altri, nessuna interferenza. Oggi, seduti a computer, o anche su una panchina all’esterno, con un portatile, si ha il mondo in mano.
E anche le attività da “sgobboni”, che un tempo richiedevano tempo e fatica, si sono modificate: sono diventate leggere, semplici e rapide.
Questo cambiamento è visibile soprattutto da parte degli adulti, che osservano i figli comportarsi in modo del tutto diverso rispetto a loro.
E anche gli psicologi, e gli studiosi del cervello, hanno iniziato a indagare il fenomeno. Arrivando a conclusioni interessanti: in pratica, il cambiamento nel “modo” di fare le cose, per esempio di preparare una ricerca, sta cambiando anche il funzionamento del cervello, che viene attivato con modalità diverse. Migliori, peggiori? Al momento è difficile saperlo (ci penseranno gli studiosi che arriveranno tra 100 anni).
Di certo si sta andando tutti – adulti compresi – verso il massimo rendimento con il minimo sforzo. In tutti gli ambiti, compreso quello della ricerca.

Ricercare ci fa vivere!

Al di là dello strumento utilizzato, portare a termine una ricerca, ossia un approfondimento, è un compito utilissimo, proprio per il cervello. E ha implicazioni positive sulla formazione del senso critico. Cosa significa? Andiamo con ordine.
Cultura – e informazioni – sono un insieme liquidissimo di concetti. Prendete il vostro libro di storia: qui i fatti e le date sono presentati in maniera apparentemente asettica. In realtà, sul vostro libro potrebbero esserci delle interpretazioni di un fatto X, mentre sul libro della sezione di fianco alla vostra l'interpretazione potrebbe essere diversa. Perché? Perché i fatti vengono raccontati per il significato che hanno e che viene loro dato. Ogni fatto è, cioè, interpretato.
Se ci si limita a seguire una sola versione, una sola interpretazione, voi avrete, di un certo avvenimento, solo un punto di vista.
Se, invece, con l’aiuto di un docente intelligente, iniziate ad allargare la mente, vi ritroverete attorniati da diverse sfumature dello stesso tema. E più le indagherete, più ne cercherete delle altre! Questa è la famosa “sete di sapere”!
Questo è l’inizio della formazione del vostro senso critico, che non è altro costruirsi un’idea personale sulle cose.

Mai accontentarsi

La tecnologia vi dà una ma-no? Perfetto, approfittatene, ma volgete a vostro favore gli strumenti che possedete, non vi fate dominare: cioè, non cercate scorciatoie e non cedete alla lusinga della pappa pronta.
Quindi… ricordate che Google è un facilitatore, non un pozzo di scienza. Vi butta, secondo un ordine di importanza stabilito dalla macchina, un elenco di risultati all’apparenza pertinenti con il vostro quesito. Però… non vi precisa che forse è bene non attingere da Wikipedia (perché non ha valore scientifico), oppure da una tesina scritta da uno studente che ha la vostra età, che magari ha scambiato le date o ha saltato tre passaggi logici in un concetto articolato.
Se proprio volete essere facilitati, fatela da furbi. Non volete più andare a consultare un’enciclopedia? Perfetto: ricordate che l’enciclopedia arriva direttamente sul vostro Pc, ed è gratuita, pronta per essere sfogliata virtualmente.
Consultate, indagate, leggete. Poi quando siete pronti rielaborate e scrivete. Non siete convinti? Indagate ancora.

Magia del senso critico


Applicando il metodo “non mi fermo al primo risultato che trovo”, vi accorgerete di una cosa strana. Questo desiderio di saperne di più vi accompagnerà anche nelle altre situazioni della vita, esterne al mondo scolastico.
Per esempio, inizierete a chiedervi se la notizia trasmessa da un certo telegiornale è stata presentata in maniera corretta (e la seguirete su un altro Tg per avere la conferma). Oppure, di fronte alle parole di un politico della vostra città, inizierete a chiedervi se sono sincere, o se non ci sono retro-pensieri, o se sono dette solo per accaparrare voti.
In pratica, scoprirete che, nel mondo, niente è come sembra. Che per ogni fatto esistono non solo le interpretazioni bianche e nere, ma anche mille sfumature di grigio dai contorni indefiniti. 
All’inizio verrete presi da un senso di smarrimento: «Ora come faccio a capire dove sta la verità? Quali sono queste benedette cause della Rivoluzione Francese? Ne ho trovate almeno 20!».
Poi accadranno due cose: inizierete a tenere gli occhi ben aperti, pronti a smascherare le interpretazioni farlocche, e accetterete che esistano, dello stesso fatto, davvero “tante visioni”. E più andrete avanti, più vi sentirete incapaci di gestire tutto questo sapere che vi arriverà addosso. Capirete di avere acquisito nozioni preziose… che però non sono mai abbastanza.

Ecco, quello appena descritto è il percorso che porta alla sapienza. < 

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