Famoso anch'io
di Elena Giordano È possibile ragionare in un altro modo? Famoso anch’io La fama prima di tutto: perché abbiamo questa voglia d...
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È
possibile ragionare in un altro modo?
Famoso anch’io
La fama prima di tutto: perché abbiamo questa voglia di emergere a tutti i costi nel mondo dello spettacolo? Dove conduce? Davvero è questo il nostro traguardo più importante?
Cosa c’è
di meglio che finire sulla copertina di un giornale, fare le serata in
discoteca pagati mille euro a comparsata, vedere il proprio nome spiccare sulla
locandina di un concerto o di un evento? Questa è la fama e nessuno vi
rinuncia. O meglio, tutti si impegnano perché la fama arrivi il più presto
possibile, con il minor impegno possibile, e sia la più duratura possibile. Ma
tutto questo è davvero possibile per la maggior parte di voi? No.
Aspettate,
continuate a leggere: non stiamo dicendo che solo pochi ce la fanno e per tutti
gli altri è previsto un futuro di fatica, dolore, sofferenza e noia. Occorre
buttare via questi luoghi comuni, resettare il cervello e chiamare le
cose con il loro nome.
Tutti
vogliono diventare
famosi
Vero. Ma
cosa significa? Nel 2015 significa – per i più – poter avere una certa
disponibilità economica, essere ospitati in Tv. Come si giunge a questo
traguardo? Si partecipa a un talent-show e ce la si gioca con gli altri
concorrenti. Anche se i talent sono numerosi (vedi box) è comunque molto
stretto il numero di persone che riescono a essere ammesse. Ecco perché –
iniziamo a cambiare prospettiva – i ragazzi intelligenti non puntano tutto
sulla partecipazione a uno spettacolo.
E basta
con la competizione!
Questa
storia dell’essere famosi ha due mandanti inconsapevoli: papà e mamma,
nella maggior parte dei casi. I genitori, animati da spirito competitivo e dall’idea: «Mio figlio è il più bravo in qualunque
disciplina», conducono i bimbi ancora in fasce sui campi da sci; danno loro in
mano chitarra, violino, pianoforte, pallone da calcio. Pronti via, ci si
allena. Dai, dai, veloci, perché a sei anni bisogna che il figlio entri nella
squadra giusta con l’allenatore giusto. «Non importa se gli allenamenti sono
estenuanti: danza, gioca, suona. Ancora, ancora!». Perché, a 10 anni, bisogna
essere pronti per farsi “provinare”, quindi per diventare qualcuno:
calcare il palco di Canale 5, essere acquistati da una squadra di Serie A. I
genitori credono nel talento, anche se il figlio, in alcuni casi, vorrebbe
poter giocare con gli amici e piantarla lì con gli esercizi.
Questo è il
prezzo che si paga alla quasi-celebrità. Il risultato? Nella maggior parte
dei casi, i ragazzi si stancano di essere “marionette”, smettono l’attività
agonistica e riprendono la vita normale, con buona pace dei genitori. Qualcuno,
davvero dotato, prosegue il cammino e diventa un professionista. Ma non
necessariamente una persona famosa.
Perché
la inseguiamo?
La voglia di essere famosi è come un animale vorace, che non smette di
mangiare, che ha sempre fame. Divora tutto, perché vuole continuare a crescere.
I media ci stanno raccontando che se sei un po’ carino, hai un po’ di talento,
sai cantare, suonare o muoverti, puoi entrare nello star-system. Ma non
è vero: o meglio, puoi anche entrare da una porta secondaria, vincendo un
talent. Ma anche in quel caso, fama e ricchezza non arriveranno di conseguenza.
Se il mondo dello spettacolo sforna 20-30 personaggi-semi-famosi l’anno… chi si
occuperà di farli crescere in prestigio? Nessuno, sono troppi. Impossibile dare
il giusto spazio a tutti. Risultato? La maggior parte dei ragazzi verrà dimenticata.
E la partecipazione a X-Factor o Amici resterà una voce del cv,
stop.
La fama
è anche merito
Sempre
perché dobbiamo sforzarci di cambiare prospettiva: vi siete mai chiesti
per quale motivo oggi tutti vogliono diventare famosi? Ok, c’è la crisi, e se
sei famoso non fai la fame. Ok, se sei famoso, sei anche ricco, quindi non devi
accettare di fare un lavoro “normale”. Ma perché solo la Tv deve decretare la fama di
una persona? Perché nessuno mai pensa che la fama si possa conquistare per altri
meriti? Cosa dobbiamo dire, per esempio, del chirurgo che salva una
vita? Dell’insegnante che insegna agli alunni a conoscere il mondo e
viverci da cittadino consapevole? Dell’informatico che studia un modo
per far accedere ai computer i non vedenti, o del biologo che cerca una
soluzione contro il parassita delle coltivazioni di grano?
Essere
famosi non significa, per forza, dover passare attraverso la Tv cantando o ballando. Quella
è una delle tantissime strade. È la più corta, certo, ma anche quella più rischiosa:
perché ti accoglie, ti macina, ti consuma e poi ti sputa, e a 25 anni non sai
più nemmeno se andare avanti o tornare indietro.
Fuori
dalla Tv
Ecco,
dove sta l’imbroglio: tolta la dimensione dello sport, o delle celebrità di
cinema e Tv, chi desidera davvero emergere nella propria professione (perché di
questo si tratta: fare benissimo il proprio mestiere) deve mettere in conto
anni e anni di impegno e sacrifici. I manager delle aziende diventano
tali a 40 anni, non a 20. I primari degli ospedali, i docenti universitari:
nessuno riesce a costruirsi una posizione basata sui suoi meriti prima di
quell’età. Perché? Perché le professioni richiedono impegno, dedizione, studio,
passione duratura. Non la “fiammata” della Tv. O del calcio, o del basket.
Volete
essere persone davvero
felici?
Allargate
gli orizzonti delle vostre possibilità. Snocciolate davanti al naso le tante
possibilità che la vita vi propone; non scartate a priori le vostre capacità
(una bella voce, un talento sportivo), ma lasciatevi aperte anche le porte
della “normalità”. Anzi: lasciate aperte le porte del successo, ma di
quello che non va in Tv, cioè del riconoscimento e dell’apprezzamento che le
persone hanno nei vostri confronti.
Per
essere persone realizzate, che stanno bene con se stesse, non è
necessario costruirsi il proprio canale YouTube. Certo, andare bene a scuola,
imparare a suonare uno strumento musicale sin da giovani aiuta. Ma la vita vi
chiamerà a essere “altro” (geometra, agronomo, commercialista, fotografo…) cosa
ve ne fate, in questa prospettiva, di una comparsata ad Amici? Come
dicono anche nei reality e nei talent: «La vita è un’altra cosa, questo è solo
spettacolo». <