Siamo tutti capolavori

di Elena Giordano Cosa vuoi dal tuo corpo? Siamo tutti capolavori Davvero siamo infelici se non siamo strabelli? Davvero i ...


di Elena Giordano






Cosa vuoi dal tuo corpo?

Siamo tutti capolavori

Davvero siamo infelici se non siamo strabelli? Davvero i giovani non vedono l’ora di affidarsi al chirurgo plastico?

Non tutto è come sembra…



          «Vuoi piacere? Devi essere come gli altri. Ti distingui perché hai un difetto fisico? Ahi ahi, così non va, devi rimediare. In questo modo piacerai all’altro sesso, avrai successo e farai una grandissima – e pagatissima – carriera»Se esistesse una macchina che registra il condizionamento indotto da Tv e Social Media, lo strumento registrerebbe esattamente questi pensieri e li vedrebbe girare, e girare, e girare nella testa di molti ragazzi. Di moltissimi ragazzi.

È vero, la nostra è la società dell’immagine, inutile negarlo – potete anche vedere quanto scritto nella rubrica “dWords” – , il nostro corpo ci porta in giro, ci “trasmette” e ci mette in comunicazione con gli altri. Se la nostra testa non è sufficientemente forte e in grado di ricordarsi che è lei che comanda, perché proprio dal cervello (e dal cuore) partono le motivazioni per essere quello che siamo, ecco che iniziano i problemi, che emergono i grandi interrogativi sulla propria condizione. Interrogativi che non rimangono latenti, ma limano, limano, limano, sino a esplodere in “Devo fare qualcosa”, ossia in un’azione.



Voglio qualcosa di più

Troppissimi sono i difetti che i giovani vogliono cancellare. Secondo una ricerca di Telefono Azzurro, le ragazze italiane si vorrebbero più magre (42%) e belle (35%). Ricorrono alla dieta nel 53% dei casi. I ragazzi, invece, sarebbero più felici se fossero più muscolosi (42%). Il problema è che “non essere come si vorrebbe” genera infelicità: addirittura non si piace il 44% delle ragazze, e una su 5 dichiara di aver pensato a un intervento chirurgico.

Dunque ricapitoliamo: il “non piacersi” genera infelicità. Purtroppo ci sono miliardi di motivi che portano a questa condizione. Partiamo dall’alto e facciamo l’elenco: pochi capelli; forfora; naso storto; orecchie a sventola; brufoli; mento sporgente; spalle curve; seno troppo poco evidente; seno troppo evidente; fianchi larghi; chili di troppo; troppi pochi muscoli; gambe storte, all’indentro o all’infuori. Dita dei piedi brutte, alluce valgo. E ancora; peluria diffusa, denti storti, e così via.

Capirete anche voi che, messa così la storia, nessuno ne esce sano di mente.



Cosa mi rende felice?

Il punto centrale di questo caos sta proprio nella felicità. È tutta una questione di “pesi”: io posso essere felice perché sono innamorato, perché ho preso un bel voto, perché parto per gli States, perché la mia squadra del cuore ha vinto il Campionato. Ma non perché sono bello e stop.

Allo stesso modo: posso essere infelice perché mi ha colpito un lutto, perché non trovo lavoro, perché la mia storia d’amore è finita. Non perché vorrei la quarta di reggiseno. Se il mio metro di valutazione è prettamente estetico, dove vanno a finire tutti gli altri ragionamenti davvero seri? E come riesco ad affrontare i problemi reali della vita, se annego di fronte a un brufolo?

Pensare di risolvere i problemi estetico-funzionali è un conto. Diventare Barbie – con tutto rispetto per Barbie – è un’altra cosa. Sono piani di realtà diversi, e come tale devono essere trattati.

 

Intervenire sì, ma con intelligenza

Se ho davvero un’acne pronunciata, e mi sento osservato e faccio fatica a relazionarmi con gli altri, dovrò da una parte affidarmi a un buon dermatologo, dall’altra ricordarmi che è vero che il mio viso mi porta a spasso, ma è anche vero che sono cuore e cervello che stabiliscono come io mi sento.

Impariamo a distinguere i problemi “evidenti”, che possono essere migliorati e farci sentire meglio, dalle sciocchezze: un seno più grande, o muscoli più gonfi, non sono “problemi da risolvere”, sono accessori. Sono ciliegine su una torta che è già buonissima di suo.



Noi siamo noi. Punto e basta

È accettarsi, ma con il sorriso, non con la rassegnazione. È piantarla di curare SOLO l’aspetto estetico, dimenticandosi che le persone ci apprezzano perché siamo un insieme ben combinato di “dentro e fuori”. È, allo stesso tempo, essere consapevoli del proprio potenziale, di avere un sacco di doti e qualità che non dipendono sempre esclusivamente dall’aspetto fisico.

Vivere nella società dell’immagine non significa laccarsi prima di uscire o vestirsi come se si fosse il manichino di una vetrina. È prendere coscienza che le persone ci guardano: ma che questo non ci deve disturbare, perché siamo perfettamente capaci di farci valere, con o senza abito firmato o orecchie aderenti alla testa.

Quante volte l’avrete sentito dire: grandi celebrità del mondo dello spettacolo non hanno certo brillato per una bellezza a 360 gradi. E tante starlette perfette sono finite nel dimenticatoio dopo un’edizione dell’Isola dei Famosi. Non lasciatevi ingannare! <

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