Samsung - Un’azienda a tre stelle
speciale di Lorenzo Corvi Dal pesce allo smartphone Un’azienda a tre stelle Ecco la storia incredibile dell’industria...
https://www.dimensioni.org/2016/02/samsung-unazienda-tre-stelle.html
speciale
di Lorenzo Corvi
Dal pesce allo
smartphone
Un’azienda
a tre stelle
Ecco la storia incredibile
dell’industria sud-coreana Samsung, un modello di intraprendenza e voglia di
cambiamento.
Samsung, che in coreano
significa tre stelle, ha compiuto 78 anni. Eppure, nonostante una storia così
lunga, sta conoscendo negli ultimi anni una seconda giovinezza che l’ha portato
a dominare il mercato mondiale dell’hi-tech. Fatto ancora più insolito se pensiamo
che il colosso sudcoreano nasce come esportatore di spaghetti essiccati e
pesce.
Le origini
È il 1° marzo del 1938 quando Lee Byung-Chull, membro di
una facoltosa famiglia di proprietari terrieri, decide di fondare a Taegu,
nella Corea del Sud, un’azienda specializzata nella vendita di noodle
(gli spaghetti di riso cinesi), pesce essiccato e frutta secca. Il suo
mercato in quegli anni è costituito dal sud est asiatico, Manciuria e Pechino
in particolare. Gli affari girano bene e in meno di un decennio l’azienda di
Lee Byung diventa proprietaria di un mulino e di diversi stabilimenti
produttivi. La guerra di Corea del 1950 impone uno stop all’azienda coreana.
Terminato il conflitto Lee inizia una serie di grossi investimenti che
segnano l’ingresso di Samsung nel campo delle assicurazioni, del tessile
e del commercio internazionale. Nel 1954 apre i battenti la Cheil Industries, branca
tessile dell’azienda.
La svolta tecnologica
e il decennio bianconero
A metà degli anni ’60 Samsung inizia la sua ascesa anche nel campo
dell’elettronica, con la creazione di diverse divisioni produttive. Nascono in
quegli anni la Samsung Electro-Mechanics, Samsung Electronics Devices
e Samsung Semiconductor & Telecommunications.
Nel 1969 viene avviata la produzione di massa di televisori in bianco
e nero. L’azienda cambia pelle e nell’arco di un decennio si trasforma
nella prima produttrice mondiale di apparecchi televisivi. Nel 1974 gli
stabilimenti Samsung sfornano il milionesimo televisore.
Ma il record non dura molto. Nel 1978 questa cifra è quadruplicata e il
tre stelle sudcoreano diventa la prima azienda al mondo a superare la soglia
dei 4 milioni di televisori prodotti. Il successo è enorme ma Lee non è
persona da dormire sugli allori. Decide di intensificare il suo impegno nel
settore elettronico. Nel 1977 acquista la Hankook Semiconductor, primo passo
verso la produzione di massa di semiconduttori e chip di memoria. Nello stesso
anno viene avviata la produzione di televisori a colori e forni a
microonde.
Il mondo della telefonia
Con l’acquisto, nel 1980, della Hanguk Jeonja Tongsin, Samsung fa
il suo ingresso ufficiale nel mondo della telefonia. Inizialmente la produzione
è focalizzata su centralini industriali, ma ben presto si aggiungono telefoni fissi e fax. Questa prima esperienza nel
mondo della telefonia getta le basi per il futuro sviluppo di Samsung nel campo
dei cellulari. Nel 1987 Samsung dà vita al suo reparto di Ricerca e Sviluppo,
che rivestirà un ruolo fondamentale negli anni successivi per la crescita
esponenziale nel settore della tecnologia e della telefonia in particolare.
Inizia l’espansione mondiale di Samsung: vengono aperti stabilimenti produttivi
in Portogallo, a New York e Tokyo.
Ma il 1987 viene ricordato anche per la morte del fondatore e padre di
Samsung. Lee Byoung-Chull muore il 19 novembre di quell’anno e le
attività di Samsung vengono scorporate in 4 società indipendenti l’una
dall’altra: Samsung, Shinsegae Group, CJ Group e Hansol Group. Nel portafogli
Samsung restano elettronica, ingegneria, costruzioni e alta tecnologia, mentre
le tre “sorelle” si dividono i restanti settori produttivi.
Il successo internazionale
e i record
A cavallo tra gli anni ’90 e i primi anni del nuovo millennio, la nuova
Samsung conosce una crescita senza precedenti. Il colosso di Daegu si concentra
su soli tre ambiti produttivi: elettronica, ingegneria e chimica. Tra il
1992 e il 1993 Samsung diventa il primo produttore mondiale di chip di memoria
e secondo produttore mondiale di microchip (dopo Intel). Nel 1995 crea il primo
display a cristalli liquidi e nel giro di qualche anno si afferma come primo
produttore mondiale. I laboratori di ricerca e sviluppo vengono potenziati al
massimo per lanciare sul mercato prodotti sempre innovativi e vincenti.
Dal 2005 in poi Samsung fa registrare un’impressionante serie di record,
che la proiettano direttamente nell’Olimpo delle maggiori case produttrici di
dispositivi elettronici. Nel 2005 diventa il maggior produttore mondiale di
televisori (posizione che tutt’ora detiene). Nel 2012 con l’incredibile
sorpasso nei confronti di Nokia, diventa il primo venditore mondiale di
telefonia mobile (sia cellulari sia smartphone). Oggi l’azienda sudcoreana
è alle prese con una fase di stallo dovuta alla concorrenza di Apple nei
mercati più avanzati e delle aziende cinesi nei Paesi in via di sviluppo.
La cura dimagrante
e la generazione di
sfruttati
Mentre la dirigenza di Samsung sta pianificando una cura dimagrante per
uscire dalla crisi (cura che si è già tradotta in 5000 licenziamenti nel
corso del 2015) emergono storie di sfruttamento in nome del massimo profitto al
minor costo possibile.
Il nome che campeggia negli scandali è quasi sempre uno: Foxconn
Technology Group, il colosso cinese dell’assemblaggio, che con il suo milione
e 200 mila dipendenti è il più grande produttore mondiale di componenti per
prodotti high-tech. Dalle sue fabbriche, infatti, esce il 40 per cento di tutti
i prodotti finali di elettronica, venduti in tutto il mondo sotto diversi
marchi tra cui Apple, Samsung, Hewlett-Packard, Dell, Sony, Nintendo e molti
altri. L’azienda, con sede centrale nella metropoli cinese di Chengdu, è
entrata nelle cronache dapprima per una serie di suicidi a catena tra i
suoi dipendenti a metà 2010, e poi per le condizioni di lavoro al limite della schiavitù,
portate alla conoscenza del grande pubblico da varie inchieste giornalistiche e
da diversi gruppi e movimenti per i diritti dei lavoratori.
Per sensibilizzare le multinazionali su questo tema dello sfruttamento,
invitandole ad assumere un comportamento più responsabile non delegando la loro
responsabilità sociale, è nata negli ultimi anni la campagna High Tech No
Rights? (Alta tecnologia nessun diritto?). La campagna è organizzata da Sacrificio
Quaresimale, l’organizzazione di cooperazione internazionale dei cattolici
della Svizzera. I circa 350 progetti in corso di realizzazione in 16 Paesi di
Asia, Africa e America latina, si concentrano sul rafforzamento di quelle
comunità locali in cui le persone si incontrano e si alleano nella ricerca di
soluzioni per migliorare la propria esistenza. <