Il Makinarium delle meraviglie
lavoro di Carlo Mantovani Sotto il trucco Il Makinarium delle meraviglie Dietro gli straordinari effetti speciali di film c...
https://www.dimensioni.org/2016/10/il-makinarium-delle-meraviglie.html
di Carlo Mantovani
Sotto il trucco
Il Makinarium
delle meraviglie
Dietro gli straordinari effetti
speciali di film come
Ben-Hur o Tale of Tales c’è il
lavoro di un team tutto italiano.
Scopriamo i segreti di un mestiere
affascinante.

Al di là
degli evidenti meriti artistici, che i media hanno giustamente celebrato,
bisogna sottolineare un fatto epocale: d’ora in poi, grazie al successo della factory
romana, che da tempo collabora con grandi nomi del cinema in tutto il mondo,
per lavorare nel settore degli effetti speciali i nostri ragazzi non saranno
obbligati a trasferirsi all’estero.
Un’insperata
inversione di tendenza che, in piena fuga di cervelli e in un Paese dove l’arte
sembra confinata ai musei e destinata ad essere “messa da parte”, dovrebbe
scatenare applausi a scena aperta, alla pari di quelli ricevuti alla consegna
del premio. Di questo e di altri temi abbiamo parlato con Leonardo Cruciano,
uno dei fondatori di questo gioiellino italiano quando l’abbiamo incontrato al Future
Film Festival di Bologna.
Come si arriva ad
essere così quotati in un settore come quello degli effetti speciali, che agli
occhi dei profani appare un feudo statunitense, e a vincere due David di
Donatello?
Makinarium, che è una vera e propria società a sé stante, è una conquista recente,
essendo nata soltanto a fine 2013 per realizzare gli effetti di Tale of
Tales. La mia carriera, ovviamente, è cominciata molto prima, come libero
professionista specializzato in effetti plastici (sculture) e pittorici
(trucco): sia grazie alle collaborazioni con le major americane che venivano a
girare in Italia, sia partecipando a produzioni indipendenti con budget
sensibilmente inferiori (come Fantasticherie di un passeggiatore solitario),
ma con progetti artisticamente molto stimolanti.

Ogni volta che si
descrive l’attività di Makinarium si
parla sempre di “effetti integrati”: che cosa si intende, esattamente?
Gli effetti speciali possono appartenere a due grandi categorie: special
effect, cioè quelli materiali, fatti davanti alle telecamere; e visual
effect, cioè quelli digitali, realizzati a computer. Il nostro obiettivo è
sempre stato di accorparli, dando vita ad un centro che fosse in grado di
produrli entrambi.
Nella
nostra factory si va quindi dal trucco prostetico dell’invecchiamento
alla creazione di creature, che suppongono la conoscenza dell’animatronica,
cioè la robotica applicata al cinema, fino ad arrivare all’integrazione
digitale in post produzione: il pacchetto completo, insomma.
Avere la possibilità di controllare tutta la filiera degli effetti
speciali consente di impostare una vera e propria regia, che ci garantisce
maggiore libertà creativa. E la cosa avvantaggia anche la produzione.
Rivolgersi ad un’unica azienda ha due vantaggi: diminuisce i costi del film,
rendendo fattibili progetti che non lo erano, e aumenta la qualità del prodotto
finale, dato che alla fine lo stile risulta più uniforme e calibrato.
L’approccio integrato
della vostra factory vi
obbliga ad avere competenze molto diverse tra loro e forti sinergie lavorative.
Quali professionalità servono in un centro come Makinarium?
Nella
nostra factory, in effetti, c’è un po’ di tutto: dai disegnatori di concept
art agli idraulici, dagli elettrotecnici agli ingegneri animatronici, dagli
scultori ai truccatori. Il loro apporto, ovviamente, dipende dal tipo di
progetto su cui lavoriamo. Se è chiaro che nel mondo degli effetti speciali una
specializzazione è necessaria, vorrei sottolineare, però, che dentro a Makinarium
vige il principio del “tutto fa brodo”.
Siamo
convinti, infatti, che non si possa procedere a compartimenti stagni e che
l’esperienza maturata, anche in settori diversi da quelli certificati e a volte
in ambiti apparentemente estranei, rappresenti un forte valore aggiunto: perché
aumenta le possibilità di dialogo all’interno del team e − di conseguenza − la
capacità di soluzione dei problemi.
Ad
esempio: se un esperto di special make-up sa usare anche i programmi di
visualizzazione grafica, può fornirci una preziosa anteprima della sua proposta
di trucco. Il mio stesso caso è emblematico. Sono arrivato alla digital art
dopo un lungo percorso: finita l’accademia di belle arti, ho lavorato come
vignettista, pittore e illustratore, arrivando ad avere una visione globale
che, a Makinarium, mi permette di ricoprire il ruolo di supervisore
tecnico e artistico.

Un
percorso ad hoc non esiste. Ovviamente una formazione artistica o una scuola di
cinema possono aiutare tantissimo, perché ti forniscono le basi, ma non c’è una
regola: conosco colleghi, ad esempio, che sono arrivati a livelli di eccellenza
da completi autodidatti.
Come specializzazione, invece, suggerisco un corso di trucco; oppure un
tirocinio nel settore della micromeccanica, per progettare e sviluppare
congegni, una competenza molto ricercata nel nostro settore. Vincente anche la
strategia di formarsi all’estero (da bravi cervelli in fuga, ndr), per
poi tornare in Italia a lavorare: nel team che abbiamo assemblato per Tale
of Tales, ad esempio, parecchi erano ragazzi italiani che hanno studiato
negli States.
Chiunque si affacci per la prima
volta sul mercato del lavoro cade nella trappola dell’esperienza precedente,
richiesta contro ogni logica. Avete in programma corsi o stage, per formare
nuovi talenti?
Attualmente
no: fortunatamente abbiamo un sacco di
lavoro e ci manca il tempo per creare corsi di formazione stabili. Io, però,
tengo workshop sporadici nelle scuole e nei corsi post lauream delle accademie.
Per il resto ci appoggiamo ad Animatica, una scuola di visual effects
fondata da un mio socio (Nicola Sgangla, ndr) e da cui peschiamo spesso
nuovi talenti. E non dimentichiamo che l’altro socio fondatore (Angelo Poggi, ndr),
sta aprendo una vera e propria Academy, ma nel sud della Francia, dove
cercavano un’alternativa alla solita scuola di cinema.
Noi di Makinarium,
comunque, siamo molto attenti al recruitment: abbiamo una banca dati
dove custodiamo tutti i curriculum che ci arrivano attraverso il sito e il
blog. E, anche se a volte con un po’ di ritardo, rispondiamo ai tutti coloro
che ci scrivono per fare stage o tirocini. Ci piace coltivare talenti e
facciamo in modo di accogliere il maggior numero di richieste possibile.
La vostra è una storia di successo. Non
crede che, in questi tempi di crisi, la formazione artistica possa dare ai ragazzi
una marcia in più?
La mia
esperienza parla chiaro e dimostra che conviene seguire le proprie passioni
senza farsi intimorire dalle funeste previsioni delle analisi di mercato. Siamo
in tempo di crisi e provengo da una città, Bari, in cui non esiste alcuna
tradizione di effetti speciali: con tali presupposti, stando ai profeti di
sventura dell’economia, Makinarium non dovrebbe neppure esistere.
