Geni si nasce o si diventa?
attualità di Leo Gangi Eureka! Geni si nasce o si diventa ? La natura aiuta, ma il talento va coltivato e unito al...
https://www.dimensioni.org/2018/03/geni-si-nasce-o-si-diventa.html
di Leo Gangi
Eureka!
Geni si nasce
o si diventa?
La
natura aiuta, ma il talento va coltivato e unito all’intuizione. Perché bisogna
avere anche la capacità di pensare in modo diverso.
Abiti in un paese dove nessuno oserebbe arrivare con la
fibra ottica? Forse sei la persona ideale per provare la connessione a banda
ultra larga laser. L’ha inventata un paio d’anni fa un ragazzo italiano:
per questa trovata, che sfrutta l’alta tensione elettrica creando un’ottima
linea internet virtuale (LaserWan), l’astigiano Valerio Pagliarino di
soli 16 anni ha vinto il concorso per giovani scienziati indetto dalla
Commissione europea. E da allora colleziona premi e riconoscimenti, come il
terzo posto (su 1.800 eccellenze da tutto il mondo) all’Intel Foundation
Young Scientist Award di Los Angeles.
Se e come quest’idea verrà realizzata non si sa ancora, ma di certo
Valerio è considerato da molti un genio. Proprio come Einstein per la
fisica o Michelangelo per l’arte.
Come spunta un’idea
In comune con i big della storia c’è la passione per una o più materie,
un grande spirito di osservazione, un problema da risolvere. Nel caso di
Valerio l’idea è nata da un’esigenza concreta: l’accesso al web era fortemente
limitato da una connessione antiquata. Non vedendo prospettive sul fronte delle
multinazionali della comunicazione ha spremuto le meningi, concentrandosi su
ciò che c’era a disposizione: la linea della corrente. La differenza
l’ha fatta il suo eccezionale acume. Tanto che la tesina con la scoperta,
preparata per un concorso scolastico, ha ottenuto fama mondiale.
Ma cos’è la “genialità”? E come si scopre? Le menti migliori del
mondo si sono accapigliate per fissare quel momento magico in cui scocca la scintilla
dell’intuizione che cambia la storia.
Questione di intelligenza
Secondo alcuni per essere dei veri prodigi bisogna essere molto
intelligenti. C’è un test che verifica il QI, il livello di ragionamento
logico-deduttivo che aiuta il cervello a risolvere problemi complessi (puoi
metterti alla prova con i test proposti sul portale specializzato
www.mensa.it). Il punteggio medio per una persona normale è di 100. Chi
totalizza di più è una super mente.
Basta davvero questo?
Per il sociologo Francesco Alberoni non è sufficiente: «Non c’entrano
intelligenza o capacità – spiega – . La differenza la fa chi sa cambiare
prospettiva: pensare in modo diverso e fare cose che gli altri non
potrebbero mai fare». Bisogna sapere guardare oltre l’orizzonte, in poche
parole.
Alcuni esprimono questa capacità in una sola direzione, come l’inglese
Tim Berners Lee inventore del World Wide Web che ha cambiato le sorti
dell’umanità, o il mago degli scacchi Garry Kasparov. O ancora l’astrofisico
Stephen Hawking, famoso per la teoria sui buchi neri. Tutti compresi nella
lista dei cento cervelloni viventi compilata qualche anno fa dal Daily
Telegraph. Altri (casi molto rari per la verità) riescono a esprimersi in
campi diversi. Cesare era condottiero, politico e abile scrittore. Leonardo è
diventato addirittura l’emblema del Rinascimento.
Sia chiaro comunque che i geni non sono perfetti. Anzi, spesso la
loro vita è tutt’altro che un paradiso. Il più delle volte sono scontrosi o
comunque umorali, e il loro sguardo è proiettato altrove, verso una dimensione
che riescono a vedere solo loro. Avere a che fare con personalità di questo
spessore il più delle volte non è per niente facile.
Estro, sregolatezza e follia
Attenzione però a collegare con troppa facilità estro e sregolatezza.
Anche se i testimonial non mancherebbero, come per il calcio Diego Armando
Maradona o per il nuoto Michael Phelps. I geni, si sa, sono eccentrici.
Ma, avvertono gli esperti, guai a pensare che siano schiavi degli eccessi. «La
sregolatezza è più comune nei mediocri, che credono così di apparire più
originali – afferma ancora Alberoni – . I veri geni sono in grado di progettare
a lungo termine e fanno attenzione ai minimi dettagli», perché cercano la
perfezione.
Inoltre, sono in grado di trovare la soluzione più immediata al
problema quando gli altri non hanno ancora compreso bene i termini della
questione. E se si chiede loro come hanno fatto, rispondono come Sherlock
Holmes: «Elementare, Watson».
La loro stravaganza potrebbe avere una radice più profonda, la stessa che
porta alla follia. Secondo alcuni studi condotti in Nord Europa ci potrebbe
essere una correlazione biochimica tra chi è molto fantasioso e chi ha disturbi
della personalità di tipo bipolare o addirittura schizoide.
Due diverse indagini curate in Islanda e in Svezia hanno evidenziato la
carenza di alcuni recettori in una parte del cervello (più precisamente nel
talamo) per il trasporto della dopamina, un importante neurotrasmettitore che
limita i voli pindarici della fantasia.
In questo modo la capacità di ragionamento che filtra le
informazioni in arrivo nella nostra “materia grigia” è come sospesa: il che
conferisce a una persona oltre la media la vision che precede
l’intuizione, mentre le persone malate ne subiscono solo l’influsso negativo,
che non riescono né a capire né a elaborare.
Le due situazioni restano separate. Ciò dimostra tra l’altro che la
genialità non è solo un dono di natura, un aspetto del DNA. Ci si mette del
proprio per coltivare una dote nella direzione giusta. Questo ulteriore
ingrediente segreto non è stato ancora trovato.
Anche la pigrizia aiuta
Anche il pigro può essere sotto sotto un genio. Steve Jobs,
fondatore della Apple, ha dichiarato una volta di essere un poltrone e che,
anzi, proprio da questa sua indolenza è nata la sua creatura migliore,
l’iPhone, il primo smartphone touchscreen al mondo.
Probabilmente è andata proprio così. Non che fosse
proprio svogliato: come gli altri “colleghi” super dotati quando aveva a che
fare con i propri studi era concentratissimo e si scordava fame e sonno. Però,
ragionava come se lo fosse stato: in questo modo è facile indovinare la
strada più comoda verso la soluzione sperata.
Insomma, la pigrizia va vista come stimolo e non come scusa per
non impegnarsi a scuola. Anche se siamo dei geni, senza il giusto allenamento
l’insufficienza non ce la toglie nessuno. <