La crisi si batte con l'amore
musica di Claudio Facchetti Incontro con i Negramaro La crisi si batte con l'amore Hanno passato un periodo buio, pensan...
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musica
di Claudio Facchetti
Incontro con i Negramaro
La crisi si batte
con l'amore
Hanno
passato un periodo buio, pensando persino di sciogliersi. Poi si è riaccesa la
luce dell’amicizia e la voglia di fare canzoni insieme. E sono tornati più
forti di prima.
C’è stata una forte bufera, qualche tempo fa, dalle
parti dei Negramaro. Il trionfale tour a supporto del cd La
rivoluzione sta arrivando era terminato ma il gruppo si stava incamminando
verso il precipizio. Dopo tanti anni di lavoro insieme e di successi, erano
affiorate incomprensioni, stanchezza, dubbi. In una parola, crisi.
Così, ognuno se ne era andato per la propria strada portando con
sé l’interrogativo se la band sarebbe mai tornata a riunirsi in una sala
d’incisione. Per fortuna, trascorso qualche mese, le nuvole nere comparse sul
loro futuro hanno incominciato ad aprirsi ai primi raggi di sole fino a quando
è tornato il sereno.
Appianati i problemi in un abbraccio che ha riacceso l’amicizia e la
voglia di fare musica insieme, i Negramaro si sono rimessi in pista e da quel
periodo è affiorato l’ultimo album, Amore che torni, finito
subito in cima alle chart. Un disco che esalta il caratteristico sound del
gruppo, cocktail gustoso di rock, pop, elettronica e canzone d’autore, il loro
“marchio di fabbrica”, qui al servizio di brani meno complessi del passato, più
lineari negli arrangiamenti, ma di grande coinvolgimento.
Dimensioni Nuove ne ha voluto sapere di più. Ecco cosa ci hanno raccontato.
Questo album ha
rischiato di non vedere la luce. Come mai?
Giuliano: Verso la fine dell’anno scorso
siamo precipitati in un buco nero e la band, di fatto, si poteva dire sciolta.
Si erano generate troppe tensioni tra di noi, bastava una mezza parola per
accendere un litigio, niente funzionava più come doveva. Ci è passata la voglia
di suonare insieme, di ascoltarci tra noi. E allora ci siamo isolati. Io sono
andato a New York per un paio di mesi: dovevo staccare da tutto e da tutti.
Andrea: Anch’io ho smesso di chiamare Giuliano, non ne sentivo l’esigenza. C’era
bisogno di una pausa.
Come vi siete
ricompattati?
Giuliano: A New York, un giorno, ero sul ponte di Brooklyn e mi sono sentito solo.
Pensavo che non avremmo mai più suonato assieme, ma sono tornato. Ho chiamato
Andrea, siamo andati a cena, gli ho fatto sentire una canzone nuova che parlava
di una bambina…
Andrea: In quel periodo, mia moglie aspettava una bambina, ma Giuliano ancora
non lo sapeva. È stato emozionante, ci siamo abbracciati e la crisi è finita in
quel momento.
Giuliano: Ci siamo ritrovati con gli altri e abbiamo riprogettato il nostro futuro
in accordo con il nostro team di collaboratori. Da questa nuova base, siamo
ripartiti con rinnovato entusiasmo, tanto che sono nate circa ottanta canzoni:
di qui, c’è stata poi la scrematura, con le dodici finite nel cd.
Quale profilo avete
voluto dare all’album?
Emanuele: Ci si può trovare tutta la nostra storia, quello che abbiamo fatto in
passato, ma con lo sguardo rivolto al domani. Non c’è nulla di nostalgico, ma
la ricerca di qualcosa di nuovo. È la somma delle esperienze di sei persone che
si sono ritrovate e messe in discussione.
Giuliano: Ci siamo riscoperti a suonare come
una volta, a rilanciarci gli stimoli tra noi e dopo tredici anni di attività è
la cosa più bella che potesse capitarci. Questo album rispecchia dunque la
voglia di stare insieme e l’amore che ognuno è ritornato a provare per la band,
come ricorda il titolo del cd.
Dal punto di vista
sonoro, prevale l’essenzialità.
Andrea: Un “abito” musicale indossato dai brani in modo naturale, senza fare
calcoli. Riflette quello che è la band in questo momento, priva di troppi
orpelli.
Giuliano: Quando hai un seguito di pubblico consolidato come il nostro, è facile
adagiarsi. Noi invece abbiamo sempre voluto metterci in gioco, ieri come oggi.
Per questo album è uscito un suono più essenziale che si riverbera in ogni
brano.
I testi rivestono
sempre grande importanza. In Ci sto pensando da un po’ si cita persino
De Andrè. Come mai?
Giuliano: È un omaggio al cantautore genovese e all’emozione che mi suscitò il
brano Le Nuvole quando, giovincello, lo ascoltai, segnandomi la vita e
facendomi cambiare idea sul rock, genere che all’epoca sentivo in prevalenza.
Quel disco si apriva con un recitato della voce di una donna anziana, invece
qui c’è una bambina, mia nipote Mariasole, che compare anche nel pezzo di
apertura, Fino all’imbrunire.
C’è una presa di
posizione forte in un altro bel pezzo, Per uno come me.
Giuliano: Ho immaginato un ragazzo e una ragazza nordafricani che salgono su un
gommone, pronti ad affrontare le insidie del mare per cercare una vita
migliore, senza sapere se mai arriveranno sulla terra ferma.
È un brano che prende le distanze da qualsiasi polemica o presa di
posizione politica: quando c’è un naufragio, non ci sono ragionamenti che
tengono, la prima cosa da fare è salvare le persone.
Sono convinto che anche chi oggi si rivela cinico di fronte agli sbarchi,
se fosse là, tra le onde gelide, penserebbe a salvarli. Lo farebbe anche
Salvini.
Prossimamente vi
attende il tour negli stadi.
Emanuele: Sì, dopo l’ultima tournée che ha raccolto oltre 300 mila persone nei
palasport, è saltata fuori quest’idea di suonare in estate negli stadi di sei
città lungo tutta l’Italia. Stiamo già lavorando alla costruzione dello show,
che sarà visivamente coinvolgente. <