In volo con Dumbo

CINEMA di Claudio Facchetti Il remake firmato dal grande Tim Burton In volo con Dumbo Il celebre regista rileg...


CINEMA
di Claudio Facchetti

Il remake firmato dal grande Tim Burton







In volo con Dumbo

Il celebre regista rilegge il classico cartoon della Disney in live action. E lo fa con il suo inconfondibile stile visionario.

Ci hanno preso gusto alla Disney. Stiamo parlando dell’idea di trasformare i classici cartoon, quelli che hanno fatto la fortuna della celebre casa di produzione, in film live action, ossia recitati con attori in carne e ossa. Un’idea praticata da tempo, ma che ora ha subito una decisa accelerata da parte dei produttori della Disney, probabilmente stimolati dai notevoli incassi delle ultime pellicole uscite nelle sale.
Guardando solo agli anni più recenti, difatti, si registrano exploit degni di nota al botteghino: Cenerentola (2015), con la prestigiosa regia di Kenneth Branagh, ha incassato 542 milioni di dollari, mentre Il Libro della Giungla (2016) ha toccato quota 966 milioni di dollari. Meglio ancora si è comportato La Bella e la Bestia (2017), superando il miliardo.
Numeri che hanno convinto la Disney a tirare fuori dagli archivi altri celebri cartoon per sottoporli a un restyling da presentare alle nuove generazioni e, magari, recuperare e incuriosire quelle vecchie. Ecco così pronti sulla rampa di lancio per il 2019 addirittura tre titoli: Aladdin e Il Re Leone, previsti rispettivamente per la primavera inoltrata e l’estate, e naturalmente Dumbo, che li anticipa questo mese.

Lo zimbello del circo
Uscito in origine nel 1941, Dumbo - L’elefante volante (così in Italia) è ispirato a un racconto per bambini scritto da Helen Aberson e illustrato da Harold Pearl, di cui lo stesso Walt Disney acquistò due anni prima i diritti. Realizzato “al risparmio”, privo di quei ricercati dettagli messi in altre precedenti pellicole come Biancaneve e i sette nani, incontrò tuttavia i favori del pubblico. 
La storia del tenero elefantino che viene preso in giro per le sue orecchie gigantesche finché non scopre di poter volare, commosse la gente e incassò 1,6 milioni di dollari dell’epoca, trasformandolo in un classico dell’animazione.
A rinfrescarlo oggi ci ha pensato un pezzo da novanta del cinema, il regista Tim Burton, capace di lasciare il suo “segno” visionario in ogni lavoro fatto, in un mix di atmosfere cupe, fiabesche e gotiche. Una carriera percorsa tra tanti alti e pochi bassi, soprattutto senza vincoli. «Sono stato fortunato, ho avuto sempre mano libera – ha detto all’Avvenire – . Ogni film che faccio è come se fosse il primo e l’ultimo, ho l’impressione di raccontare storie molto diverse ogni volta. Realizzo solo pellicole che “sento”, ne faccio più una questione emotiva che intellettuale».
È stato così anche per Dumbo che, seppur ripercorra il plot originale, ne prende le distanze mettendo al centro della trama non solo l’elefantino, come accadeva nel cartoon, ma anche gli esseri umani, ai margini nel film del ’41. Incontriamo così Holt Farrier, reduce di guerra che gli ha lasciato per ricordo una menomazione, alla ricerca di un lavoro. Lo trova nel circo di proprietà di Max Medici, visto che in passato Holt è stato una stella circense.
Con lui ci sono i figli Milly e Joe, che gli daranno una mano nel badare a un cucciolo di elefante dalle grandi orecchie. È stato separato dalla mamma e alla tristezza per il distacco si aggiunge lo scoramento per essere lo zimbello del circo. Timido e impacciato, causa qualche involontario guaio, tanto che gli impongono il ruolo del clown.

Ma Dumbo cela una qualità, che scopre insieme agli affezionati Milly e Joe: agitando le sue orecchie è capace di prendere il volo. Così, in un batter d’occhio, l’elefantino diventa la star del circo, attirando l’interesse dell’imprenditore V. A. Vandevere, che lo arruola per farlo esibire in un numero sorprendente accanto all’affascinante acrobata Colette Marchant. Tutto bene, dunque? Non proprio, perché Vandevere nasconde qualcosa di poco chiaro, come scoprirà Holt.

Attori in pistaÈ un cast stellare quello sceso in… pista nel circo ideato da Tim Burton.
Dumbo - Due occhioni azzurri espressivi circondati dalle grandi orecchie che toccano terra. L’elefantino volante è un altro miracolo della grafica computerizzata, sempre più sofisticata.
Colin Farrell - È lui a dare il volto a Holt Farrier, il personaggio principale, reduce dalla guerra e con un animo nobile. Una lunga carriera alle spalle tra blockbuster e film indipendenti, unita al costante supporto a tante organizzazioni umanitarie.
Danny DeVito - È Max Medici, il proprietario del circo che ospita Dumbo. Attore versatile, talvolta anche regista, è apparso in decine di film, spesso come comprimario.
Michael Keaton - Veste i panni di V. A. Vandemere, l’imprenditore dai pochi scrupoli. È sulle scene dalla fine dei ’70 ed è tra gli attori più apprezzati di Hollywood.
Eva Green - È l’acrobata Colette Marchant, che si esibirà anche con Dumbo. Parigina, ha iniziato a recitare in teatro per poi passare al cinema con brillanti risultati.
Infine, da non dimenticare, i bravi Nico Parker e Finley Hobbins nel ruolo dei figli di Farrier. I due giovani sono al debutto sul grande schermo.




Un negozio di caramelle
Realizzato con la tecnologia del CGI, ovvero la grafica computerizzata, e scene girate dal vero, Dumbo può vantare un cast prestigioso (vedi box). Tra gli attori, spicca Colin Farrell, nei panni di Holt, rimasto entusiasta dell’esperienza. «Mi sono sentito come un bambino in un negozio di caramelle – ha confessato alla rivista Entertainment Weekly – . Durante le riprese ero elettrizzato, stavo lavorando in set davvero straordinari, immerso in una storia dolce e profonda. Poi Tim è un regista fantastico e con i miei colleghi mi sono trovato benissimo».
Burton cita senza dubbio alcuni momenti del film del ’41: le proboscidi di mamma e figlio che s’intrecciano, il topolino vestito da direttore del circo, i pachidermi rosa che Dumbo sogna per effetto di un’involontaria sbronza, per citarne alcuni, ma tutti con il suo “taglio” originale e riconoscibile.
Sequenze che si armonizzano perfettamente con le nuove per raccontare una storia di rivincita, quella di un elefantino, compreso da pochi, i cui difetti possono diventare dei pregi e trasmettere valori importanti. Il messaggio, in fondo, che vuol dare Dumbo. Adesso lo attende il volo più difficile: quello di arrivare in cima ai box office.



 Il segno di Tim
Nato a Burbank (California) nel 1958, Timothy Burton è stato attratto dal disegno e dal cinema fin da ragazzino. A 18 anni entra alla Disney, dove collabora alla realizzazione del cartoon Red e Toby nemiciamici, ma non è quello che sogna.Così, nel 1982, decide di mettersi in proprio. Dopo una serie di cortometraggi e lavori per la tv, nel 1985 gira il suo primo film, Pee-wee’s Big Adventure, che ottiene un buon successo. Sarà il primo di una lunga serie, che lo impone come regista sempre interessante e originale, dallo stile riconoscibile, tra ambientazioni gotiche e cupe abitate spesso da personaggi bizzarri.Nella sua sterminata filmografia, sono da ricordare: Batman; Edward mani di forbice; Il mistero di Sleepy Hollow; La fabbrica di cioccolato; Alice in Wonderland; Miss Peregrine - La casa dei ragazzi speciali. Si è cimentato anche con i film d’animazione, con altrettanto successo: Nightmare before Christmas; La sposa cadavere; Frankenweenie.

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