Pura dinamite
di Paolo Morelli Un biopic esplosivo dedicato a James Brown Pura dinamite È stato uno dei personaggi più influenti della musica d...
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di Paolo Morelli
Un biopic esplosivo dedicato a James Brown
A soli otto anni dalla scomparsa del padrino del soul, James Brown, sta per uscire nelle sale il film che ne racconta storia, musica e arte: è Get On Up: la storia di James Brown.
È diretto da Tate Taylor, che tre anni fa incantò il pubblico con The Help, tratto dall’omonimo libro di Kathryn Stockett (2009). L’occhio attento del regista, classe 1966, sa cogliere la storia con grande profondità, riuscendo, come già nel precedente film, a trasportare lo spettatore all’interno della vita di un grande artista, purtroppo quasi sconosciuto ai più giovani.
Il pesantissimo compito di portare sul grande schermo le movenze, gli urli e le sonorità di James Brown è stato affidato a Chadwick Boseman, giovane attore statunitense al suo secondo ruolo da protagonista che esordì sul grande schermo nel 2008 con The Express, interpretando un personaggio secondario. Boseman, però, ha alle spalle una lunga carriera nelle serie tv americane, ed è anche produttore.
Dopo la notorietà raggiunta nel 2013 con 42 (scritto e diretto da Brian Helgeland), è stato inserito nel cast di Draft Day (2014, regia di Ivan Reitman) dove ha recitato al fianco di Kevin Costner. Sono film che raccontano storie sportive, mentre Get On Up rappresenta, per Boseman, il confronto con un altro tipo di cinema, una prova obbligatoria per l’attore che deve imparare a recitare in storie diverse tra loro. Dallo sport alla musica, Boseman ha legato il proprio nome a quello di James Brown, eseguendo tutti i numeri di ballo presenti nel copione e cantando, con la propria voce, alcune canzoni.
Sul personaggio della madre di James Brown, Susie Brown, si è invece aperta una piccola polemica riguardo al film che, secondo alcuni giornali statunitensi (su tutti, The Augusta Chronicle), riporterebbe erroneamente l’episodio in cui lei abbandonò il figlio ancora giovanissimo. Secondo il giornale americano, infatti, Susie non lasciò la famiglia durante il trasferimento – primo di una lunga serie – dal piccolo paese rurale d’origine, Barnwell, alla più accogliente Augusta, ma lasciò la famiglia molto più tardi, a causa dei maltrattamenti del marito.
La riconciliazione tra lei e il figlio James avvenne diversi anni dopo, quando quest’ultimo era già una star. Fu un personaggio fondamentale per la crescita personale dell’artista, nella presenza e nell’assenza, che James continuerà a ricordare anche dopo la scomparsa di lei, avvenuta nel 2004. La complessa interpretazione di una figura così importante, in Get On Up, è stata affidata a Viola Davis. Miglior attrice ai SAG Awards per The Help, grazie al quale ha ottenuto la sua seconda nomination agli Oscar, è nota anche per Disturbia, Mangia prega ama e State of Play.
L’altra attrice di The Help presente in questo film è Octavia Spencer, che interpreta la zia di James Brown, Honey. Figura materna per certi aspetti controversa, un po’ dolce, un po’ burbera, Honey fu importante per la crescita di James, ospitandolo a casa propria, talvolta incitandolo a cantare, talvolta stroncando i suoi sogni per spingerlo a costruire qualcosa di concreto nell’immediato. La stessa attrice ha dichiaro a HitFix.com che «lei non lo ha usato. Gli ha solo fatto capire che se si vive sotto lo stesso tetto bisogna contribuire tutti al sostentamento della famiglia. Quando hai delle bocche da sfamare, ognuno deve fare la propria parte».
Nella pellicola ora interpreta il manager di quel James Brown che conobbe ancora giovane, Ben Bart. Anche qui, ci sono alcune precisazioni da fare riguardo alla storia raccontata nel film. Come ha riportato The Hollywood Reporter, secondo il figlio di Ben Bart, Jack, non era James Brown a prendere, talvolta, la leadership delle questioni di marketing (come invece è mostrato nella pellicola), ma la volontà del manager era molto più preponderante. Fu proprio Bart a scoprire il talento di James Brown, informato da un amico che lo aveva visto esibirsi ad Atlanta.
Le inesattezze che sono state rilevate in questo film potrebbero essere dovute, come suggerisce lo stesso giornale statunitense, alla volontà del regista di raccontare non solo la storia personale di James Brown, ma anche il suo ego. Il padrino del soul era noto per avere una grande considerazione di se stesso, tale da sfociare, a volte, nella superbia. Una caratteristica che gli fece passare anche qualche guaio legale a causa della sua aggressività.
L’altro personaggio illustre che ha preso parte alla realizzazione di questo film è la cantante soul Jill Scott, che interpreta Deidre “Dee-Dee” Jenkins, seconda moglie di James Brown, madre dei suoi figli nonché artefice della rappacificazione tra lui e la madre. Jill Scott, pluripremiata per la sua carriera canora, si è data al cinema da circa una decina d’anni, prendendo parte anche ad alcune serie televisive, ma la sua occupazione principale resta la musica.
In una commovente intervista rilasciata a The Source, Jill Scott ha dichiarato: «James mi manca moltissimo e ora, lavorando a questo film, sto parlando di lui tutti i giorni. È come se mi fossi innamorata di James Brown interpretato da Chadwick Boseman, quando iniziavano le riprese sembrava stessimo davvero insieme. DeeDee amava James e lo accettava per come era, nel bene e nel male».
Lo ha seguito sin da giovane, facendone uno dei propri modelli artistici, anche se con i Rolling Stones si è affermato in un genere decisamente diverso. «Era un artista molto fisico e mi ha ispirato – ha aggiunto – . Ma io non sono mai riuscito a fare la spaccata che lui ha continuato a fare fino a quando era vecchio». James Brown ha lasciato un segno indelebile nella cultura americana e una traccia indimenticabile nel pubblico mondiale, influenzando, in vita e dopo la morte, avvenuta all’età di 73 anni, cantanti e artisti di tutto il globo. Forse le leggende nascono così. <
Un biopic esplosivo dedicato a James Brown
Pura dinamite
È stato uno dei personaggi più influenti della musica del XX secolo. A lui si sono ispirati artisti del calibro di Mick Jagger e Michael Jackson. Un film ne celebra la vita.Non senza qualche polemica.
A soli otto anni dalla scomparsa del padrino del soul, James Brown, sta per uscire nelle sale il film che ne racconta storia, musica e arte: è Get On Up: la storia di James Brown.
È diretto da Tate Taylor, che tre anni fa incantò il pubblico con The Help, tratto dall’omonimo libro di Kathryn Stockett (2009). L’occhio attento del regista, classe 1966, sa cogliere la storia con grande profondità, riuscendo, come già nel precedente film, a trasportare lo spettatore all’interno della vita di un grande artista, purtroppo quasi sconosciuto ai più giovani.
Il pesantissimo compito di portare sul grande schermo le movenze, gli urli e le sonorità di James Brown è stato affidato a Chadwick Boseman, giovane attore statunitense al suo secondo ruolo da protagonista che esordì sul grande schermo nel 2008 con The Express, interpretando un personaggio secondario. Boseman, però, ha alle spalle una lunga carriera nelle serie tv americane, ed è anche produttore.
Dopo la notorietà raggiunta nel 2013 con 42 (scritto e diretto da Brian Helgeland), è stato inserito nel cast di Draft Day (2014, regia di Ivan Reitman) dove ha recitato al fianco di Kevin Costner. Sono film che raccontano storie sportive, mentre Get On Up rappresenta, per Boseman, il confronto con un altro tipo di cinema, una prova obbligatoria per l’attore che deve imparare a recitare in storie diverse tra loro. Dallo sport alla musica, Boseman ha legato il proprio nome a quello di James Brown, eseguendo tutti i numeri di ballo presenti nel copione e cantando, con la propria voce, alcune canzoni.
Tante persone intorno a lui
Il film ripercorre la vita del cantante statunitense dagli inizi, in povertà, quando con il gruppo dei J.B.’s iniziò a farsi conoscere suonando come “back band” di artisti come Bobby Byrd, che in Get On Up è interpretato da Nelsan Ellis (Il fondamentalista riluttante, The Butler, Gossip Girl, True Blood).Sul personaggio della madre di James Brown, Susie Brown, si è invece aperta una piccola polemica riguardo al film che, secondo alcuni giornali statunitensi (su tutti, The Augusta Chronicle), riporterebbe erroneamente l’episodio in cui lei abbandonò il figlio ancora giovanissimo. Secondo il giornale americano, infatti, Susie non lasciò la famiglia durante il trasferimento – primo di una lunga serie – dal piccolo paese rurale d’origine, Barnwell, alla più accogliente Augusta, ma lasciò la famiglia molto più tardi, a causa dei maltrattamenti del marito.
La riconciliazione tra lei e il figlio James avvenne diversi anni dopo, quando quest’ultimo era già una star. Fu un personaggio fondamentale per la crescita personale dell’artista, nella presenza e nell’assenza, che James continuerà a ricordare anche dopo la scomparsa di lei, avvenuta nel 2004. La complessa interpretazione di una figura così importante, in Get On Up, è stata affidata a Viola Davis. Miglior attrice ai SAG Awards per The Help, grazie al quale ha ottenuto la sua seconda nomination agli Oscar, è nota anche per Disturbia, Mangia prega ama e State of Play.
L’altra attrice di The Help presente in questo film è Octavia Spencer, che interpreta la zia di James Brown, Honey. Figura materna per certi aspetti controversa, un po’ dolce, un po’ burbera, Honey fu importante per la crescita di James, ospitandolo a casa propria, talvolta incitandolo a cantare, talvolta stroncando i suoi sogni per spingerlo a costruire qualcosa di concreto nell’immediato. La stessa attrice ha dichiaro a HitFix.com che «lei non lo ha usato. Gli ha solo fatto capire che se si vive sotto lo stesso tetto bisogna contribuire tutti al sostentamento della famiglia. Quando hai delle bocche da sfamare, ognuno deve fare la propria parte».
Raccontare un ego troppo grande
Nel cast di Get On Up c’è anche Dan Aykroyd, famoso per aver vestito i panni di Elwood Blues nel celeberrimo The Blues Brothers di John Landis (1980), al fianco del mito John Belushi ma soprattutto insieme a James Brown, quello vero, che interpretava un prete battista.Nella pellicola ora interpreta il manager di quel James Brown che conobbe ancora giovane, Ben Bart. Anche qui, ci sono alcune precisazioni da fare riguardo alla storia raccontata nel film. Come ha riportato The Hollywood Reporter, secondo il figlio di Ben Bart, Jack, non era James Brown a prendere, talvolta, la leadership delle questioni di marketing (come invece è mostrato nella pellicola), ma la volontà del manager era molto più preponderante. Fu proprio Bart a scoprire il talento di James Brown, informato da un amico che lo aveva visto esibirsi ad Atlanta.
Le inesattezze che sono state rilevate in questo film potrebbero essere dovute, come suggerisce lo stesso giornale statunitense, alla volontà del regista di raccontare non solo la storia personale di James Brown, ma anche il suo ego. Il padrino del soul era noto per avere una grande considerazione di se stesso, tale da sfociare, a volte, nella superbia. Una caratteristica che gli fece passare anche qualche guaio legale a causa della sua aggressività.
L’altro personaggio illustre che ha preso parte alla realizzazione di questo film è la cantante soul Jill Scott, che interpreta Deidre “Dee-Dee” Jenkins, seconda moglie di James Brown, madre dei suoi figli nonché artefice della rappacificazione tra lui e la madre. Jill Scott, pluripremiata per la sua carriera canora, si è data al cinema da circa una decina d’anni, prendendo parte anche ad alcune serie televisive, ma la sua occupazione principale resta la musica.
In una commovente intervista rilasciata a The Source, Jill Scott ha dichiarato: «James mi manca moltissimo e ora, lavorando a questo film, sto parlando di lui tutti i giorni. È come se mi fossi innamorata di James Brown interpretato da Chadwick Boseman, quando iniziavano le riprese sembrava stessimo davvero insieme. DeeDee amava James e lo accettava per come era, nel bene e nel male».
Modello artistico dei grandi
La pellicola è stata interamente girata nello Stato del Mississippi, vanta produttori illustri come la rockstar Mick Jagger, leader dei Rolling Stones. «James Brown aveva un talento enorme nello scrivere e interpretare canzoni – ha dichiarato Jagger a Repubblica –. E come performer mi ha influenzato in mille modi. Ho sempre ammirato quel suo modo totale di darsi in palcoscenico, come giocava con il pubblico, come lo teneva in mano».Lo ha seguito sin da giovane, facendone uno dei propri modelli artistici, anche se con i Rolling Stones si è affermato in un genere decisamente diverso. «Era un artista molto fisico e mi ha ispirato – ha aggiunto – . Ma io non sono mai riuscito a fare la spaccata che lui ha continuato a fare fino a quando era vecchio». James Brown ha lasciato un segno indelebile nella cultura americana e una traccia indimenticabile nel pubblico mondiale, influenzando, in vita e dopo la morte, avvenuta all’età di 73 anni, cantanti e artisti di tutto il globo. Forse le leggende nascono così. <