Francesca Michielin - Icosaedro pop
Filo diretto con Francesca Michielin Icosaedro pop È il solido con venti facce che incornicia il volto dell’artista ventenne in coper...
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Filo diretto con Francesca Michielin
Icosaedro pop
È il solido con venti facce che incornicia il volto dell’artista ventenne in copertina, simbolo del cd che racconta la sua crescita artistica e personale.

Poi è stato il turno di varie collaborazioni importanti. Spiccano quella con Fedez in due brani, Cigno nero (2013) e il tormentone dell’anno scorso Magnifico, e quella con Franco Battiato nella sua opera teatrale La ragazza con l’orecchino di perla. Non meno significativa, la partecipazione di Francesca nella colonna sonora di The Amazing Spiderman 2 con il pezzo Amazing, unica italiana in una produzione internazionale.
Adesso, però, tutta l’attenzione è concentrata su di20, album che, come accennato, segna una decisa crescita per Francesca, che ci mette molto di suo nella stesura dei brani, indirizzandosi sulla strada del miglior pop. Ecco cosa ci ha raccontato.
È stato un momento molto importante della mia vita, carico di adrenalina, perché mi ha fatto entrare in un mondo fino ad allora sconosciuto per me, dove ho potuto incontrare e apprezzare dei grandi professionisti della musica. Inoltre ho dovuto per la prima volta vivere situazioni nuove, non solo come cantante, ma anche come persona: a 16 anni ero a Milano, la metropoli, così diversa da Bassano del Grappa, dove sono nata.
Quando hai incontrato le sette note?
A nove anni ho detto ai miei genitori che volevo studiare pianoforte e mi hanno accontentato, visto che prendevo la cosa sul serio. Poi, crescendo, ho iniziato a suonare il basso e la chitarra, spinta dall’ascolto di artisti come i Red Hot Chili Peppers e Tracy Chapman: sognavo di diventare come loro.
In quale momento hai iniziato a pensare che quel sogno poteva concretizzarsi?
In verità, è un desiderio che ho sempre coltivato quello di fare la musicista: da ragazzina avevo persino fatto un cd casalingo con tanto di copertina amatoriale… X Factor, chiaramente, è stato un punto di svolta.
Come hai affrontato questo nuovo cd?
È stata una prova impegnativa in cui mi sono messa totalmente in gioco non solo come interprete, ma anche come compositrice e musicista. Ho avuto la possibilità di lavorare sulle canzoni, dagli arrangiamenti all’impostazione vocale, permettendomi così di esprimermi in modo sincero e completo.
Hai aspettato tre anni a far uscire l’album. Perché?
Un cd non dev’essere figlio della fretta: va pensato e soppesato. Soprattutto, va costruito seguendo l’istinto e, da qui, sviluppato provando a sperimentare. Mi sono dunque confrontata con quanti hanno lavorato a questo progetto per cercare le soluzioni migliori per “vestire” le canzoni. Incidere un disco tanto per farlo non ha senso: bisogna avere qualcosa da dire.
In questo periodo, tuttavia, non sei scomparsa. Dai featuring con Fedez alla colonna sonora di The Amazing Spiderman 2, non ti sono mancate le soddisfazioni.
Sono state esperienze preziose, che mi è piaciuto fare perché hanno arricchito il mio bagaglio artistico. In particolare, il brano scritto per il film, Amazing, ha rappresentato un’occasione imperdibile per lavorare per il cinema, che amo tantissimo, e per di più in una produzione internazionale.
Hai lavorato anche con Battiato, per una sua opera teatrale. Com’è nata la collaborazione?
Ho avuto la fortuna di aprire un concerto per lui. Mi ha ascoltato scendendo in platea, cosa rarissima per qualsiasi artista, e dopo mi ha fatto i complimenti. Non solo, mi ha chiesto di prendere parte alla sua opera La ragazza con l’orecchino di perla al Comunale di Bologna per due date, insieme ad Alice. È un ricordo bellissimo, che conservo nel cuore, perché ritengo Battiato il cantautore e compositore più importante d’Italia per il modo in cui ha rivoluzionato il pop italiano.
Il ritratto di una giovane ventenne, come ricorda il titolo, e della sua crescita artistica e personale, che abbraccia quindi le sue emozioni, la sua visione del mondo, la sua vita. È un album certo più maturo del precedente e una fotografia di quella che sono io oggi.
Non a caso il titolo “gioca” con la tua età.
Certo, di20 si riferisce ai miei anni ma anche al concetto di “diventare”, un concetto che ho sottolineato anche nella copertina con l’icosaedro. È un solido a venti facce, che raffigura venti lati di me, i passaggi della crescita.
Nel brano d’apertura, intitolato appunto Divento, dici: “Non cerco altro, un attimo intenso, per liberare tutto ciò che penso”. È un bell’intento programmatico.
L’idea alla base del pezzo è di esprimere in maniera completa quella che sono in totale libertà e di continuare a farlo, senza che niente e nessuno lo impedisca. A vent’anni, una persona ha un sacco di energie e non dovrebbe essere cristallizzata in un ruolo preciso: per certi versi, deve ancora nascere.
Nella canzone 25 febbraio, tua data di nascita, canti: “E quel sorriso dentro al cuore che ti dice andrà tutto bene”. Cosa ammanta così di positività la vita?
È una sorta di dialogo con se stessi, per darsi anche coraggio. Ti può accadere di tutto, ma alla fine, quello che rimane, è l’amore, quello che ti è stato dato dalla famiglia, così come il senso di gratitudine. Sono sentimenti che non devono mai mancare, sono quelli che ti danno la forza per andare avanti anche quando tutto va a pezzi.
Nei momenti di difficoltà, la musica ti è stata d’aiuto?
Penso che mi abbia anche salvata. In passato, ero il tipo di ragazza che stava sempre un po’ in disparte e sono stata colpita pure da atti di bullismo. Ero cicciottella e bruttina, e ricordo di aver detto a mia madre: «Siccome non posso essere bella, almeno diventerò una grande musicista». L’obiettivo era ambizioso e oggi non sono certo una grande musicista, ma senza dubbio le sette note sono state il mio rifugio.
L’album “parla” il linguaggio del pop di qualità, senza troppi steccati sonori. Scelta voluta?
Sì, le canzoni rispecchiano i miei ascolti, che sono vari. Per questo, spazio in più generi, dall’elettropop alla ballad orchestrale passando per il pop-rock. Ogni brano ha quindi una sua precisa fisionomia, dettata da ciò che volevo esprimere. Sono fotografie della mia vita.