Questo mondo non è da buttare
SOCIETÀ di Ilaria Beretta Alla larga i profeti di sventura Questo mondo non è da buttare La gente sembra pessimista. Certo, i pr...
https://www.dimensioni.org/2019/01/questo-mondo-non-e-da-buttare.html
SOCIETÀ
di Ilaria Beretta
Alla larga i profeti di sventura
Questo mondo non è da buttare
La
gente sembra pessimista. Certo, i problemi non mancano. Eppure, dati alla mano,
il pianeta mai come in questo periodo è migliorato. E continua a farlo.
Guerre, violenza, calamità naturali, malattie,
licenziamenti, catastrofi, corruzione: le cose nel mondo vanno male e sembrano destinate a peggiorare. I ricchi diventeranno
più ricchi, i poveri più poveri; il numero di chi non ha da mangiare aumenta e
– se non ci affrettiamo a prendere provvedimenti – finiremo presto tutte le
risorse naturali.
Questa è l’immagine che quasi tutti gli occidentali
hanno impresso nella mente, aiutati da giornali e notiziari che descrivono l’apocalisse.
Come si capisce, si tratta di una visione molto drammatica che però – per
fortuna – è ben lontana dalla realtà.
Già, perché la maggioranza della popolazione
mondiale vive a metà strada della scala
di reddito e dunque non è ricca ma nemmeno povera: le famiglie hanno due
figli in media che vanno a scuola e i neonati sono vaccinati contro almeno una
malattia.
Idee sbagliate
Certo, le difficoltà esistono ancora in tutti i
Paesi del mondo, e in alcuni casi restano gravi, ma in generale il mondo è migliorato e lentamente
continua a farlo. Lo dicono i dati di tutte le organizzazioni: Onu, Unicef,
Fao... eppure nessuno sembra accorgersene.
Anzi: su povertà e ricchezza, crescita demografica,
nascite, morti, istruzione, salute e poi violenza, energia e ambiente la gente s’immagina
uno scenario troppo negativo. Non stiamo parlando di passanti disinformati: anche
insegnanti, docenti universitari, consulenti finanziari, giornalisti, manager,
diplomatici e politici hanno un’idea
sbagliata del mondo e ciò è particolarmente grave visto che, per fare il
loro lavoro, avrebbero tutti bisogno di capire almeno come stanno le cose.
Ma da dove arriva la tendenza al pessimismo che li affligge? Innanzitutto, chi ne è
colpito è vittima di un’idea del mondo sorpassata, che ormai non è più valida. Immaginate
di avere studiato numeri e dati su una certa faccenda vent’anni fa e di
pretendere, nonostante i cambiamenti, di poterli usare ancora oggi per
decifrare la realtà.
Inoltre, il nostro cervello funziona troppo di
fretta e questo atteggiamento porta a ragionamenti già conosciuti, che sono
comodi e veloci, ma spesso tralasciano dettagli
importanti per inquadrare problemi complessi.
La povertà è diminuita
Proprio per sconfiggere il pessimismo senza ragione
della gente Hans Rosling, medico e statistico svedese scomparso all’inizio del 2017,
ha creato la fondazione Gapminder che
raccoglie e divulga i dati ufficiali
sulla situazione del mondo.
Insieme al figlio Ola e alla nuora Anna, ha
dedicato la sua vita a fare conferenze e grafici che potessero raccontare veramente il punto in cui ci
troviamo sotto il profilo economico, sociale, sanitario. A ogni incontro
Rosling faceva delle semplici domande per capire quale fosse la percezione del
mondo del suo pubblico e i risultati sono stati ovunque disastrosi.
Uno dei più grandi errori in cui incappa chi abita tra
Europa e Stati Uniti riguarda proprio la povertà. Negli ultimi vent’anni la
popolazione mondiale che vive in condizioni di indigenza estrema si è quasi dimezzata eppure – secondo i
dati raccolti da Rosling – solo il 7% delle persone lo sa. Oggi coloro che
vivono con un dollaro al giorno, lavorando la terra e camminando a piedi nudi,
senza acqua corrente e possibilità di comprare farmaci sono un miliardo, più o meno il 9% della
popolazione mondiale, mentre dal 1800 al 1966 queste condizioni erano la norma
per tre quarti degli abitanti del pianeta.
Solo da questa data in avanti, infatti, le cose
hanno iniziato ad andare meglio e mai prima degli ultimi vent’anni c’era stato
un calo tanto importante di povertà. Prendiamo l’India o la Cina: nel 1997, il
42% degli abitanti era poverissima. L’anno scorso in India questa cifra era
scesa al 12%, con un totale di 270
milioni di poveri in meno rispetto a vent’anni fa; mentre in Cina il dato è
addirittura precipitato allo 0,7%. Stesso periodo, stessa storia per l’America
latina che ha ridotto la povertà dal 14 al 4% con 35 milioni di disperati in
meno.
Le bambine tornano a scuola
Fino agli anni Settanta, erano dunque molti i
genitori che non potevano permettersi di mandare tutti i figli a scuola e che –
dovendo scegliere – davano la priorità ai maschi. Questo ha creato un grande
squilibrio nei confronti delle ragazze alle quali l’istruzione era vietata.
Anche sotto questo punto di vista però le cose
vanno meglio e in tutti i continenti – indipendentemente da cultura e religione
– il 90% delle bambine riesce a
frequentare almeno qualche classe (appena il 2% in meno rispetto ai coetanei
maschi). Certo, c’è da lavorare per azzerare del tutto le differenze
d’istruzione tra ragazzi e ragazze che si vedono ancora alle scuole medie e
superiori, ma almeno il primo passo è stato fatto.
Oltre alla povertà, nell’ultimo secolo si è
dimezzato anche il numero annuale di morti per calamità naturali tanto che ora corrisponde solo al 25% di quello
di un secolo fa. La natura non è cambiata: la ragione per cui oggi le calamità
uccidono molte persone in meno è che la maggioranza delle persone non vive più
in condizioni di povertà estreme ed è dunque più attrezzata contro le
avversità.
Nel mondo si
muore meno anche perché l’88% dei neonati vengono vaccinati almeno contro
una malattia (nel 1980 erano il 22%). Pure le infezioni da Hiv, il virus
responsabile dell’Aids, sono calate passando – dal 1996 al 2016 – da 549
milioni di persone contagiate ad “appena” 241. Anche grazie a questi
miglioramenti, oggi l’aspettativa di vita è salita a 72 anni, più o meno dieci
in più rispetto al 1973.
Siamo più sicuri
Con buona pace di chi sbandiera il contrario per
suo tornaconto, i dati dicono poi che anche sul fronte sicurezza c’è da stare
tranquilli. Negli Stati Uniti, per esempio, il tasso dei crimini violenti è in calo dal 1990. Quell’anno ne furono
denunciati circa 14 milioni e mezzo; nel 2016 la cifra era sotto ai 9 milioni e
mezzo.
E il terrorismo? Beh, quello sta crescendo: tra il
2007 e il 2016 ne sono state vittime 159mila persone, più o meno il triplo del
decennio precedente. Anche in questo caso però le cose non stanno come
pensiamo: nei Paesi ad alto reddito – di cui fa parte tutto l’Occidente – in
questo stesso periodo gli attacchi sono diminuiti
di 3 volte.
Eppure il clima di minaccia è altissimo nell’Unione
Europea anche se la crescita del terrorismo si registra soprattutto in Iraq, Afghanistan,
Nigeria, Pakistan e Siria. Infine, mai
state di meno le guerre e persino le armi nucleari passate da 64 migliaia
di testate (1986) alle 9 del 2017.
Ma che il mondo sta migliorando non si capisce solo
dal fatto che va meno peggio del passato. A crescere sono anche cose belle come
il diritto di voto alle donne
(introdotto in Italia solo nel 1946) che ormai è realtà in tutti i Paesi del
mondo. Tra le novità positive del pianeta, ci sono i parchi e le aree protette:
in un secolo la loro superficie è passata dallo 0,03 al 14,7%.
Infine ottimi numeri vengono dalla cultura che è in
crescita: in Italia i visitatori dei
musei non sono mai stati così alti (l’anno scorso hanno raggiunto quota 50
milioni); in tutto il mondo ogni anno escono 11mila film e 6 milioni e
duecentomila nuovi brani musicali… A livello globale sono persino aumentate le
chitarre che nel 1962 erano 200 ogni milione di persone e oggi sono una ogni
cento abitanti!