Parigi dalla A alla Z
VIAGGI di Francesca Binfarè Pagine del mondo - 6 Parigi dalla A alla Z Le passeggiate “disordinate” di Serena Dandini ci accom...
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VIAGGI
di Francesca Binfarè
Pagine del mondo - 6
Parigi
dalla A alla Z
Le
passeggiate “disordinate” di Serena Dandini ci accompagnano alla scoperta di
tanti angoli della capitale francese. Tra caffè storici, deliziosi giardini e i
classici monumenti.
Serena Dandini è una conduttrice,
autrice televisiva e scrittrice. Tra i suoi libri c’è Avremo sempre Parigi. Passeggiate sentimentali in disordine alfabetico (Rizzoli).
Il sottotitolo spiega lo spirito di questa guida sui generis, che è una
camminata attraverso i luoghi del cuore
scovati in città da Serena Dandini.
Tra le sue pagine troviamo bistrot e
negozi d’arte, librerie e giardini, vetrine luccicanti e atmosfere
malinconiche, raccontate con gli occhi di chi si è innamorata di questa città
di cui tutti pensiamo di conoscere ogni
angolo, ma non è così: e il libro della Dandini lo dimostra.
Essendo questa una guida che segue
l’ispirazione dettata da “passeggiate sentimentali”, quindi che non procede
secondo un preciso ordine, il primo consiglio che si trae dalla sua lettura è
quello di affrontare Parigi perdendosi.
I punti di riferimento che puoi prendere sono quelli classici, piazza della
Bastiglia, la Tour Eiffel, il Louvre, la chiesa del Sacré-Coeur e così via.
Questi luoghi fungono da bussola,
mentre puoi vagare senza meta ma anche senza la paura di perderti davvero tra
le vie della città. Così puoi scoprire i
gioielli che nasconde seguendo le pagine di Avremo sempre Parigi, che si aprono con la “A” di arrondissement (vale a dire circondario,
quartiere) e si chiudono con “Z” di zinc
(zinco, ma anche bancone di un bistrot), e aggiungendo alla lista del libro le
tue scoperte personali.
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Le puntate precedenti
Nei numeri scorsi di Dimensioni Nuove
le città e gli autori presi in considerazione sono stati:
le città e gli autori presi in considerazione sono stati:
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I
bistrot
Serena Dandini ha una vera passione
per i bistrot parigini, cioè per i bar tipici della città. La storia dei caffè
è molto affascinante. Un italiano, Francesco Procopio dei Coltelli, aprì una
delle prime “maison del café” e nel
1686 fondò il Café Procope, che oggi
è diventato un ristorante.
All’epoca il Procope era luogo di
ritrovo di intellettuali illuministi. Infatti, i bar a Parigi divennero rapidamente
l’alternativa meno elitaria ai
salotti culturali, e lo sono stati per molto tempo: negli anni ’50 i caffè
della Rive Gauche (la riva sinistra
della Senna) erano il ritrovo di scrittori e filosofi, e infatti la Rive Gauche stessa è diventata un po’
sinonimo di intellettuale.
Storici e universalmente noti sono Les Deux Magots (in Place
Saint-Germain-des-Prés) e il Café de
Flore (in boulevard Saint Germain), frequentati da Sartre, Camus e altri
tra i nomi più importanti della letteratura del ’900. Oggi i turisti, e anche i
parigini, possono ritrovare un briciolo di quell’atmosfera, tra arredi d’epoca e dehors moderni.
Ma i bistrot sono anche il simbolo di un modo di vivere la città, tipico dei
parigini. Ernest Hemingway diceva che «Parigi è una festa mobile», e Festa mobile è proprio il titolo di un
suo libro in cui racconta la sua vita in città e ne celebra la joie de vivre, la “gioia di vivere”. È
questo lo spirito allegro e spensierato con cui Parigi va vissuta, così un
turista dovrebbe scoprirla: i bistrot sono un concentrato di convivialità,
chiacchiere, idee e risate, espressione di tutto quello che è appunto la joie de vivre.
Hemingway non per niente frequentava
diversi bistrot, come il Café de la paix
che si trova in place de l’Opera. Per chi è appassionato di cinema, una piccola
chicca: al Café des Deux Moulins, nel
quartiere di Pigalle, lavorava come
cameriera la protagonista del film Il
favoloso mondo di Amelie. Oggi il bar è frequentato da molti turisti
curiosi, ma resta comunque un posto interessante per annusare l’aria autentica
di Parigi.
I
fiori di Parigi
Serena Dandini ha una passione per i
fiori e i giardini, e nel suo libro non poteva tralasciare i parchi parigini.
In città di giardini, oltre a quelli conosciutissimi, ce ne sono di più
particolari. Il Jardin des plantes è
il più noto fra questi, ma pur sempre meno famoso del bellissimo Giardino delle
Tuileries, il più antico della città,
che sorge tra il Museo del Louvre e Place de la Concorde. Il Jardin des plantes si trova nel quinto arrondissement, sulla Rive Gauche. Ospita un piccolo zoo e
vari musei, e alcune serre dedicate a determinati tipi di piante. Durante la
fioritura il Jardin è davvero
spettacolare.
Meno conosciuti ma romantici sono il
Parco Monceau, raffigurato anche in un dipinto di Monet (raggiungibile in
metropolitana) e il piccolissimo giardino con roseto del Museo della vita romantica, dove si può anche prendere il the (ci
si arriva in metropolitana, si trova ai piedi di Montmartre). Qui, tra le altre
cose, sono esposti ricordi della scrittrice George Sand e del compositore
Chopin.
C’è poi un pezzo di Giappone a Parigi,
e lo si può trovare ai giardini di
Albert Kahn, in fondo al Bois de
Boulogne. È uno dei posti meno conosciuti della città, ma è anche uno dei
più poetici, con i suoi piccoli laghi, ponti e passerelle di ispirazione
nipponica.
I
monumenti classici
Nel libro non mancano anche i luoghi
iconici della città. La Tour Eiffel,
ricorda l’autrice, i parigini non la volevano: era stata progettata per
l’esposizione universale, expo diremmo oggi, e molti intellettuali firmarono
una petizione per impedirne la costruzione. Ma come sappiamo le 8mila
tonnellate di ferro che la compongono tuttora svettano fiere nel cielo
cittadino; la torre è orgogliosamente ancora lì, visitata fin dal giorno della
sua apertura da un nutrito numero di turisti, e sono un simbolo della città.
È un punto di riferimento
imprescindibile per chi visita Parigi, così come lo sono altre attrazioni
turistiche al 100%, ma che meritano comunque di essere visitate per tutto
quello che rappresentano e raccontano, ancora oggi.
Ci sono ad esempio Place des Vosges, dove abitò Victor Hugo
e che oggi al civico 6 ospita un museo su di lui; l’Arco di Trionfo, che dal
1975 è la tappa d’arrivo dei ciclisti del Tour dei France; la cattedrale di
Notre Dame, uno degli edifici gotici più belli al mondo; il Museo del Louvre, talmente sterminato
che non basta una giornata per visitarlo tutto, e il Museo d’Orsay, ospitato
nell’edifico che era la vecchia stazione ferroviaria d’Orsay.
Ce ne sono molti altri, come ogni
turista sa, e come sa anche chi legge i libri dedicati a questa città poetica e bellissima. Insomma, come
diceva Balzac: «Parigi è un oceano; gettatevi una sonda, non ne conoscerete mai
il fondo». È proprio così.
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Il
libro
«È colpa di Parigi – scrive Serena Dandini – se le mie passeggiate sentimentali sono in disordine alfabetico. Sono troppe le suggestioni e le presenze che si aggirano per la città per mantenere fede a un dizionario canonico». Passeggiate che ricordano luoghi cari o dedicati ai grandi nomi della letteratura, da Oscar Wilde a Jules Verne, ma anche al cantautore e attore Serge Gainsbourg che evidentemente ha lasciato un segno nel cuore dell’autrice.E poi ancora leggiamo di posti che le ricordano la gioia di vivere parigina da assaporare davanti a una fetta profumata di tarte tatin, o le fanno ammirare il romanticismo silenzioso e profumato di certi giardini. La sua è una serie di suggerimenti legati a suggestioni personali, storie e personaggi che spalancano la porta su posti noti o segreti, comunque da visitare per assaporare la magia della capitale francese. Una curiosità: Avremo sempre Parigi è una frase che viene pronunciata da uno dei protagonisti di un film storico, Casablanca.